Il senatore Tedesco “svela” un “retroscena” ridicolo
‘Il Partito Democratico? Premetto che ormai e’ una vicenda estranea ai miei interessi politici perche’ ho ormai preso le distanze dopo alcune reazioni assolutamente smodate’. Lo dice il senatore Alberto Tedesco in un’intervista a Radio Ies.
SOLDI DA ANDREOTTI - Nella stessa trasmissione Tedesco spara a zero su Rosy Bindi: ‘La Bindi parla di carcere da sette mesi, ma la stagione del ’92 che l’ha resa protagonista non tornera’ piu’. Rosy Bindi ricevette, come reso noto in un libro di Pomicino mai smentito, un finanziamento di 50 milioni dalla corrente andreottiana, nonche’ dell’appoggio di Andreotti che la fecero salire al Parlamento europeo. Era il 1989. Prima era una sconosciuta. Nonostante cio’ non si fece nessuno scrupolo nel condannare Andreotti, anche prima della conclusione del procedimento’. AggiungeTedesco: ‘Bindi al posto di Bersani? Sicuramente nel Pd c’e’ un movimento intestino giustizialista che vorrebbe fare un po’ di pulizia. Vale per Boccia, Bindi… un po’ per tutti. Oggi che si parla di modifica della legge elettorale, iniziano ad avere paura perche’ con qualcuno, anche se non sara’ Tedesco, ti dovrai confrontare’.
LA VICENDA – La vicenda, così come la racconta Tedesco, non presenta alcun contorno di illiceità. Se è vero che la corrente andreottiana ha dato 50 milioni alla Bindi per spenderli in campagna elettorale, il tutto (soprattutto all’epoca delle vicende) non costituisce finanziamento illecito, visto che non si afferma da nessuna parte che sia stato erogato al di fuori delle regole. In più, la corrente andreottiana (brrr…che corrente!), con tutto che era formata da svariati personaggi in odore di illegalità anche all’epoca, non era un’azienda. Invece Tedesco, secondo il Gip, è accusato di corruzione, concussione, abuso d’ufficio e turbativa d’asta. Scriveva all’epoca Repubblica: “Al centro dell’inchiesta coordinata da Desirée Digeronimo ci sarebbero cliniche private o centri di riabilitazione che avrebbero erogato un numero eccessivo di prestazioni e affidamenti irregolari di appalti per la fornitura di prodotti ospedalieri”. A prescindere dalla validità delle accuse, si tratta di dindi pubblici e non dei soldi rimediati da Vitalone, Sbardella e Cirino Pomicino.
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