ROMA - Il Partito Deocratico l'aveva annunciato: se le misure che il governo intende prendere nons aranno soddisfacenti, presenteremo una nostra "contromanovra" su cui intavolare una discussione.
E Bersani è stato di parola. Si tratta di una manovra che in alcuni punti ripete le decisioni del governo, ma in altri se ne allontana decisamente.
- TAGLI AI COSTI DELLA POLITICA: Si tratta del punto di maggiore vicinanza, ma con qualche aggiunta. Innanzitutto si chiede un taglio più drastico delle province, con almeno un dimezzamento delle stesse, insieme ad un dimezzamento dei parlamentari. Inoltre un accorpamento maggiore dei comuni, in modo da poter risparmiare senza ridurre i servizi alla popolazione.
- LOTTA ALL'EVASIONE FISCALE: abbassamento della tracciabilità dei pagamenti a 1000 euro (norma introdotta dal governo Prodi, poi cancellata dal governo Berlusconi nel 2008 e reintrodotta nel 2010 con un limite di 3000 euro), obbligo di tenere l'elenco clienti-fornitori,descrizione del patrimomnio nella dichiarazione dei redditi.
- MAGGIORI ENTRATE: Viene poi inserita una norma per una riscossione "una tantum" da coloro che hanno usato nel 2009 lo scudo fiscale. La percentuale verrebbe elevata dal 5 al 20% della somma "scudata", misura che darebbe 15 miliardi. L'unico dettaglio, in questo caso, è che non esiste un elenco di chi ha goduto di quel beneficio, in quanto secondo la legge si trattava di una operazione che doveva restare anonima. I soldi incassati sarebbero da utilizzare per pagare i debiti verso i fornitori delle amministrazioni pubbliche e per alleggerire il patto di stabilità interno.
- IMPOSTA SUGLI IMMOBILI: Una tassa che abbia una forte progressività ma anche una larga esenzione. In questa maniera le fasce medio basse non pagherebbero nulla, quelle alte invece ssi troverebbero a pagare.
- VENDITA PATRIMONIO IMMOBILIARE: Un piano di dismissioni dei beni pubblici per un importo non inferiore ai 25 miliardi, da attuarsi entro 5 anni.
A questo andrebbe aggiunto un piano di liberalizzazioni, già iniziate dal governo Prodi, e l'utilizzo di un parte delle nuobe entrate per politiche di crescita del Pil e di sviluppo del Mezzogiorno, due cose che questa manovra rischia di azzerare
E Bersani è stato di parola. Si tratta di una manovra che in alcuni punti ripete le decisioni del governo, ma in altri se ne allontana decisamente.
- TAGLI AI COSTI DELLA POLITICA: Si tratta del punto di maggiore vicinanza, ma con qualche aggiunta. Innanzitutto si chiede un taglio più drastico delle province, con almeno un dimezzamento delle stesse, insieme ad un dimezzamento dei parlamentari. Inoltre un accorpamento maggiore dei comuni, in modo da poter risparmiare senza ridurre i servizi alla popolazione.
- LOTTA ALL'EVASIONE FISCALE: abbassamento della tracciabilità dei pagamenti a 1000 euro (norma introdotta dal governo Prodi, poi cancellata dal governo Berlusconi nel 2008 e reintrodotta nel 2010 con un limite di 3000 euro), obbligo di tenere l'elenco clienti-fornitori,descrizione del patrimomnio nella dichiarazione dei redditi.
- MAGGIORI ENTRATE: Viene poi inserita una norma per una riscossione "una tantum" da coloro che hanno usato nel 2009 lo scudo fiscale. La percentuale verrebbe elevata dal 5 al 20% della somma "scudata", misura che darebbe 15 miliardi. L'unico dettaglio, in questo caso, è che non esiste un elenco di chi ha goduto di quel beneficio, in quanto secondo la legge si trattava di una operazione che doveva restare anonima. I soldi incassati sarebbero da utilizzare per pagare i debiti verso i fornitori delle amministrazioni pubbliche e per alleggerire il patto di stabilità interno.
- IMPOSTA SUGLI IMMOBILI: Una tassa che abbia una forte progressività ma anche una larga esenzione. In questa maniera le fasce medio basse non pagherebbero nulla, quelle alte invece ssi troverebbero a pagare.
- VENDITA PATRIMONIO IMMOBILIARE: Un piano di dismissioni dei beni pubblici per un importo non inferiore ai 25 miliardi, da attuarsi entro 5 anni.
A questo andrebbe aggiunto un piano di liberalizzazioni, già iniziate dal governo Prodi, e l'utilizzo di un parte delle nuobe entrate per politiche di crescita del Pil e di sviluppo del Mezzogiorno, due cose che questa manovra rischia di azzerare
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