Max Otte è un noto economista tedesco che ha scritto un breve saggio contro l’oligarchia finanziaria.
“La cosa più rivoluzionaria oggigiorno, è il fatto di pensare”. Jesùs Ballesteros
“Non si deve giudicare un uomo per le sue qualità ma per l’uso che ne fa”. La Rochefoucauld.
Il titolo del libro di Otte, “Fermate l’euro disastro!”, non coglie la causa originaria degli attuali problemi economici e finanziari europei. Il virus dei debiti è stato diffuso dalle grandi banche d’affari, principalmente americane, ma non solo: “banche commerciali, debitori privati, agenzie di rating, revisori dei conti e politici. Tutti sono stati al gioco” (p. 21).
Fino a quando ci saranno banche infette ancora attive nelle speculazioni truffaldine, stampare denaro non porterà a nulla di buono: se non si toglie il morto, serve a poco gettare il cloro nella piscina. Questoeconomista non ama l’euro, come buona parte dei cittadini tedeschi.
Però i cittadini non hanno sempre ragione. Del resto i tedeschi e gli italiani sono famosi per le cattive emozioni espresse a livello politico e per la limitata razionalità dei loro approcci internazionali. Non è l’euro a causare gli attriti economici: è la sua cattiva gestione in un momento critico a creare problemi.
Il problema è psicologico, mediatico e politico. Far uscire la Grecia o un altro paese fuori dall’euro non sarebbe una cosa preoccupante: altri paesi dell’Unione Europea non fanno parte dell’attuale unione monetaria che è un sistema flessibile ricalibrabile. Il Regno Unito, la Danimarca, la Svezia e i paesi dell’Europa dell’est non adottano l’euro (tranne la Slovenia dal 2004 e l’Estonia dal 2011).
Probabilmente la cosa più razionale da fare sarebbe la conservazione dell’euro, con l’eventuale uscita della rigida Germania, che a quanto pare sta già preparando la stampa del nuovo marco in Svizzera (fonti incerte). Ma i politici e i cittadini tedeschi potrebbero poi pentirsi amaramente della scelta a causa del calo delle loro esportazioni in Europa e forse anche nel mondo.
In ogni caso, in questi anni sempre più tristi, “La maggior parte degli economisti è diventata complice (in forma conscia o inconscia) di un sistema distruttivo. Come una casta di preti del capitalismo, essi legittimano le manovre più spericolate e recitano il mantra del mercato infallibile, facendo così gli interessi dell’oligarchia finanziaria”.
Niente di strano per i primati umani, se pensiamo che ai tempi di Stalin quasi tutti gli accademici russi pensavano di vivere nel migliore dei mondi possibili, mentre buona parte degli scrittori fu fatta sparire dalla circolazione. Inoltre ai tempi di Mussolini quasi tutti i professori universitari giurarono fedeltà al regime: solo dodici su mille si rifiutarono e persero il lavoro.
E siccome il mercato è fatto di uomini e di imprese, e nessuno è infallibile, anche le grandi banche possono fallire e fare la fine del Titanic, dove una mano armata dalla superbia aveva scritto sulla prua le seguenti parole: “Questo non lo affonda neanche Dio”. Tuttavia in caso di fallimento di una banca, l’unico modo per evitare guai peggiori è quello di mantenere gli attivi dei privati e delle aziende correntiste e trasferirli in un’altra banca a scelta del cliente. Naturalmente le azioni e le obbligazioni di quella banca verrebbero quasi azzerate e perdute, ma questo è il male minore.
Continua ...
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