La Pip avrebbe prodotto anche protesi per testicoli,
glutei e muscoli pettorali con gli stessi materiali di
quelle per il seno
Jean-Claude Mas, titolare dell'impresa Pip
MILANO - Si allarga anche agli uomini il pericolo legato alle protesi difettose realizzate dall’azienda francese (ormai fallita) Poly Implant Prothese (PIP) e al centro dell’allarme sanitario che ha sconvolto il mondo della chirurgia plastica. Stando infatti al quotidiano Le Parisien, che riporta le confessioni di due ex dipendenti dell’azienda, indicati solo coi nomi fittizi di Isabelle ed Antoine, lo stesso silicone industriale (quindi nocivo) trovato negli impianti mammari sarebbe stato utilizzato anche per fabbricare protesi per testicoli, natiche e pettorali destinate alla clientela maschile. «Tre persone erano state appositamente addestrate per lavorare su una macchina che fabbricava testicoli in silicone», ha raccontato la prima impiegata, mentre il secondo informatore (che lavorava al servizio di controllo qualità) ha spiegato che la macchina in questione «era un dispositivo ad iniezione, molto caro, acquistato con l’intenzione di posizionare l’azienda su nuovi mercati ed utilizzato nel corso degli ultimi anni, per la maggior parte della produzione estera».
TESTICOLI - Un dettaglio, questo della destinazione estera, che trova conferma tanto all’Agence Française de Sécurité Sanitaire des Produits de Santé, secondo la quale «per quanto riguarda la Francia, la società ha dichiarato la sola produzione degli impianti mammari» quanto presso la società italiana di Urologia (Siu), dove il segretario generale, Vincenzo Mirone, ha ammesso che alcune protesi maschili (soprattutto quelle testicolari, visto che il tumore al testicolo è più frequente fra i 20 e i 40 anni, con un caso su 100mila abitanti, l’85% dei quali necessita di impianto) sono arrivate anche in Italia «ma ad oggi è difficile dire quando, dove e come e aspettiamo le indagini delle autorità sanitarie». Malgrado le informazioni a disposizione siano ancora scarse, il giornale francese tiene però a sottolineare che «fino a questo momento non c’è nulla che indichi che il silicone impiegato dalla PIP per le protesi testicolari fosse difettoso».
GLUTEI E PETTORALI - Non altrettanto rassicurante sembra invece essere lo scenario di chi ha scelto un impianto per aumentare il volume di glutei o pettorali (di solito, per esigenze estetiche ma anche mediche, come nel caso di chi soffre della sindrome di Poland, che causa il mancato sviluppo di una parte del petto e del braccio, da qui il ricorso alla protesi), perché sempre un ex dipendente della ditta transalpina ha rivelato che il gel usato «era quello sospetto, non conforme, già trovato nelle protesi mammarie». Nei giorni scorsi l’emittente radiofonica francese Rtl era riuscita ad entrare in possesso dell’elenco dei componenti delle protesi mammarie, scoprendo che uno di questi era un additivo per carburanti, il baysilone, mai testato né, tantomeno, approvato, per uso clinico.
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