Per l’angolo del commento di oggi vi proponiamo parti di un articolo tratto dal sito www.comidad.org Con tipica tecnica ritorsiva, la propaganda dei media occidentali sta attribuendo all'Iran tattiche di guerra psicologica in relazione alle manovre della Marina iraniana nel Golfo Persico. Si può parlare in effetti di contro-guerra psicologica, dal momento che la spirale delle minacce di attacco è stata iniziata da Israele molto tempo fa, come viene sottolineato dalla stampa mondiale non legata alla NATO.
L'Iran è infatti l'unico tra i tanti Paesi attualmente bersaglio del sedicente Occidente, ad aver assunto la categoria di guerra psicologica come fondamento della sua strategia anticoloniale, dato che il disarmare psicologicamente l'avversario è alla base della strategia della NATO. Le minacce di attacco e le sanzioni economiche hanno lo scopo di indurre l'Iran ad accettare quel calvario di compromessi, mediazioni ed ispezioni che hanno come diretta conseguenza non solo di lasciarsi invadere da spie, ma soprattutto di consentire alle agenzie dell'ONU, falsamente neutrali, di "lavorarsi" il gruppo dirigente iraniano, favorendo doppi giochi e defezioni.
Vista l'esperienza dell'Iraq e della Libia, la leadership iraniana, sta quindi cercando di evitare la trappola delle mediazioni, poiché ormai vi è la convinzione che la NATO sia determinata ad attaccare, e stia operando di psywar, con sanzioni e continue accuse, solo per potere arrivare a ridurre al minimo i costi ed i rischi dell'attacco. Del resto, cercare di ragionare con un Occidente che lo descrive come il pazzo che vuole l'atomica per cancellare Israele dalla carta geografica, sarebbe per Ahmadinejad del tutto irragionevole.
Su istruzioni della NATO, anche il governo italiano, con la Legge 124/2007, ha conferito ai rapporti tra imprese private e servizi segreti una veste istituzionale. L'articolo 25 della Legge 124/2007 consente inoltre ai servizi segreti di costituire proprie imprese private a carattere "simulato", mettendole a carico dei propri fondi riservati; un articolo che sa di sanatoria per il passato, più ancora che di indicazione per il futuro.
In più, il Consiglio Atlantico può permettersi di pubblicare senza pudore un elenco delle multinazionali che lo sponsorizzano; un elenco reperibile sul suo sito ufficiale. Chissà quante di queste multinazionali erano nate a loro tempo come "imprese a carattere simulato". C'è anche da rilevare che attualmente un'istituzione ufficiale - come è il Consiglio Atlantico - viene citata talmente di rado dai media, che risulta molto più segreta alle masse dell'ormai famoso gruppo Bilderberg.
Ma l’Italia è il paese che gli affari già li sta perdendo.
Mentre il Presidente del Consiglio Monti, in pura malafede, blatera di "crescita", intanto l'effetto deprimente delle sanzioni contro l'Iran si fa sentire sull'economia italiana, tanto che persino il quotidiano confindustriale "Il Sole -24 ore" ha segnalato che i pagamenti iraniani alle aziende italiane non possono pervenire a causa del blocco delle banche occidentali. In questa guerra del lobbying, molte imprese esportatrici italiane stanno soccombendo. Si vede che non sono nelle grazie del Consiglio Atlantico.
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