Iscritto nel registro degli indagati il tenente colonello Giovanni Arcangioli per furto aggravato e per aver agevolato la mafia. L'agenda di Borsellino sparì dalla sua borsa il giorno della strage di via d'Amelio del '92. Il diario del magistrato antimafia è al centro dell'indagine sui cosiddetti mandanti occulti dell'omicidio aperta dalla procura di Caltanissetta
PALERMO - È a una svolta l'indagine della procura di Caltanissetta sulla scomparsa dell'agenda del giudice Paolo Borsellino, sparita dalla borsa del magistrato il giorno della sua morte, il 19 luglio del 1992. Il gip Ottavio Sferlazza ha ordinato ai pm l'iscrizione nel registro degli indagati del tenente colonnello dei carabinieri Giovanni Arcangioli.
L'ufficiale, che all'epoca aveva il grado di capitano, deve rispondere di furto aggravato dall'avere agevolato la mafia. Il fascicolo relativo alla scomparsa dell'agenda, da cui secondo i familiari e i colleghi Borsellino non si separava mai, era rimasto per anni a carico di ignoti.
Il militare compare in molte immagini di repertorio, negli istanti successivi la strage di via d'Amelio, con in mano la valigetta del magistrato. La borsa di cuoio venne ritrovata nella macchina distrutta dall'esplosione dopo alcune ore: dentro, però, non c'era più l'agenda.
Il diario su cui Paolo Borsellino segnava fatti, riflessioni e appuntamenti dei mesi che hanno preceduto la strage, è tra i fatti al centro della indagine sui cosiddetti mandanti occulti dell'omicidio aperta dalla procura nissena. Secondo gli investigatori proprio nelle pagine scritte da Borsellino potrebbe essere stata indicata la verità sull'attentato Arcangioli è stato inizialmente indagato per false informazioni al pm, mentre l'indagine sul furto dell'agenda era rimasta a carico di ignoti.
Il gip, a luglio e a novembre, in seguito a due distinte richieste di archiviazione dell'inchiesta sulla sottrazione del documento, presentate della procura, aveva ordinato nuove indagini. La scorsa settimana, poi, Sferlazza ha imposto ai pubblici ministeri della dda l'iscrizione di Arcangioli per furto aggravato; contestazione che esclude l'imputazione di false informazioni al pm, ipotizzabile solo a carico dei testimoni.
La procura ha notificato al militare, che ora insegna alla scuola allievi ufficiali a Roma, l'avviso di conclusione delle indagini, atto che precede la richiesta di rinvio a giudizio. Oltre all'aggravante dell'avere agevolato la mafia il procuratore facente funzioni Renato Di Natale contesta ad Arcangioli "l'avere sottratto cose esposte alla pubblica fede e l'avere approfittato di circostanze di tempo, di luogo e di persona tali da ostacolare la pubblica difesa".
Nelle riprese tv - che hanno poi determinato i principali sospetti degli investigatori - si vede Arcangioli allontanarsi velocemente dal luogo della strage con la borsa e andare, verso la fine di via D'Amelio, in una direzione, che secondo i magistrati, non sarebbe giustificata nè dalla presenza di soggetti istituzionali, nè da motivi investigativi.
Il dubbio è che l'ufficiale si sia recato in un punto preciso per consegnare l'agenda a qualcuno. La certezza è che quando la valigetta è ricomparsa nell'auto il diario non c'era più.
"Siamo stupefatti. Di questo procedimento sappiamo solo che ci sono state due richieste di archiviazione". Così gli avvocati Diego Perugini e Sonia Battagliese, legali del tenente colonnello dei carabinieri Giovanni Arcangioli, commentano l'iniziativa del gip di Caltanissetta Ottavio Sferlazza. "Apprendiamo dalla stampa - hanno aggiunto - circostanze che dovremmo conoscere da altre fonti. Ci riserviamo un parere quando avremo una comunicazione ufficiale".
06/02/2008
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