Si complica la situazione del sequestro del peschereccio mazarese Vito Manciaracina dopo l’arresto del comandante e di altri 6 componenti dell’equipaggio
A Mazara del Vallo l’ottimismo dei primi giorni, quando si sperava in una rapida soluzione, ha lasciato il posto alle preoccupazioni. La vicenda del sequestro del peschereccio mazarese, in acque che la Libia considera zona esclusiva di pesca, si complica sempre di più dopo la notizia, che troverebbe diverse conferme, dell’arresto del comandante Leonardo Asaro, e di altri sei uomini d'equipaggio. Sul peschereccio, ormeggiato al porto civile di Tripoli, sarebbe rimasto soltanto il motorista, Vito De Albis. Gli altri avrebbero passato la notte in un carcere libico a circa 20 chilometri dal porto. "Non si conosce ancora il motivo di questo arresto - dice Nicola Lisma, presidente emerito dell´associazione Imprese Pesca Mazara – possiamo solo supporre che sia stato disposto in relazione agli interrogatori in corso".
Toni Scilla – attuale presidente dell’associazione imprese pesca Mazara – conferma che la diplomazia è in moto per giungere al rilascio, al più presto, dei marittimi e, solo successivamente, anche del peschereccio. In questo momento, però – dice – dobbiamo preoccuparci delle vite umane e ricorda i racconti del capitano Nicola Russo che 27 anni fa rimase in un carcere libico per nove mesi per un’analoga vicenda. Adesso, comunque – dice Toni Scilla – la diplomazia ha fatto grandi passi avanti ed i rapporti tra i due paesi, l’Italia e la Libia sono notevolmente migliorati, auspichiamo, perciò, un immediato ritorno a casa dei nostri marittimi. Rosaria Parrinello
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