Talento musicale? Nessun dono dal cielo. Secondo i ricercatori, infatti, le differenze nel cervello dei musicisti sarebbero dettate non dal Dna ma da formazione e duro lavoro
Roma, 18 feb. (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Piccoli Mozart non si nasce, ma si diventa. Nessun dono dal cielo, dunque, ma solo impegno e dedizione possono trasformare i piccoli in potenziali bambini prodigio. A rivelarlo è uno studio dell'Università dell'Arkansas, a Fayetteville, che sembra suggerire come tecnica e passione possano far la differenza. Strumento, spartiti e allenamento al posto dei consueti giocattoli, in altre parole, sono la strada da percorrere per crescere un piccolo genio in casa. La genetica, al contrario, conta poco: il talento musicale non è scritto nel nostro Dna.I ricercatori statunitensi hanno 'fotografato' il cervello di violinisti e flautisti, attenti alle eventuali differenze che potevano riscontrare durante l'ascolto di sinfonie. E' noto da tempo che il cervello dei musicisti reagisce in modo diverso a contatto con la musica. Tuttavia questo nuovo studio, che ha guadagnato le pagine di New Scientist, ha rilevato che le aree che si 'accendono' durante l'ascolto della musica, ovvero quelle deputate alla sintassi e alla timbrica musicale, lavorano più intensamente quando nel motivo ascoltato entra in scena il proprio strumento.Se la risposta del cervello fosse decisa dalla genetica, sostengono i ricercatori, le scansioni cerebrali rivelerebbero le stesse reazioni nei musicisti, indipendentemente dallo strumento ascoltato. Le differenze osservate precedentemente tra questi artisti e le persone che non suonano strumenti, dunque, sembrerebbero essere dettate dalla formazione piuttosto che dalla genetica. "I musicisti hanno un cervello diverso - afferma infatti Elizabeth Margulis, a capo dello studio - ma, secondo la nostra ricerca, non sono nati con queste differenze cerebrali".
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