Divulgo quello che ... non tutti dicono ... / Perchè il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione. (Edmund Burke)
venerdì 7 marzo 2008
L'ambiente dice 194 volte no. Rigassificatori. Discariche. Impianti elettrici. In anteprima il rapporto Nimby.La fotografia di un paese pieno di falle
Con NIMBY (acronimo inglese per Not In My Back Yard, lett. "Non nel mio cortile") si indica un atteggiamento che si riscontra nelle proteste contro opere di interesse pubblico che hanno, o si teme possano avere, effetti negativi sui territori in cui verranno costruite, come ad esempio grandi vie di comunicazione, sviluppi insediativi o industriali, termovalorizzatori, discariche, depositi di sostanze pericolose, centrali elettriche e simili.
L'atteggiamento consiste nel riconoscere come necessari, o comunque possibili, gli oggetti del contendere ma, contemporaneamente, nel non volerli nel proprio territorio a causa delle eventuali controindicazioni sull'ambiente locale. (Wikipedia)
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Almeno sul punto parla chiaro, il programma del Partito democratico: "Basta con l'ambientalismo che cavalca ogni Nimby e impedisce di fare le infrastrutture necessarie al Paese: l'impegno va concentrato nella realizzazione di infrastrutture veramente moderne, quindi sostenibili", recita il punto 5 delle 'Dodici azioni di governo', un po' maramaldescamente intitolato 'L'ambientalismo del fare'. Nimby, not in my backyard. Ovvero, se proprio dovete costruire una centrale o una discarica, un inceneritore o un rigassificatore, un'autostrada o una ferrovia, fatelo dove vi pare, ma non dietro il giardino di casa mia. Su scala locale, viene praticato indiscriminatamente dagli amministratori di destra, centro, sinistra. Ma quando la politica parla dal pulpito nazionale, Nimby diventa una parolaccia, per il centrosinistra non meno che per il centrodestra del ponte sullo stretto di Messina e dello 'spezzeremo le reni all'eolico', così brutto con tutte quelle pale che girano nei campi.Difficile discernere, quasi impossibile decidere, con un andazzo del genere. Dunque, come se ne esce? "Ci siamo accorti che, qualunque sia l'impianto da costruire, si determinano sempre le stesse dinamiche, si ripetono i medesimi errori, ci si arena per le identiche ragioni", dice Emilia Blanchetti, vicepresidente dell'Aris, Agenzia di ricerche, informazione e società, nonché partner della società di comunicazione Allea, specializzata in confitti ambientali. Nasce da qui l'Osservatorio Nimby Forum, l'annuale rapporto del quale qui anticipiamo i dati della terza edizione, presentazione con convegno il 13 marzo a Milano al Circolo della Stampa.Ne esce, intanto, una fotografia dei punti di crisi. Sono 194 quelli schedati. Ci trovi di tutto: acciaierie, cementifici, piccoli aeroporti come Bolzano, Viterbo e Siena,
il Mose di Venezia e la tramvia a ridosso del Battistero a Firenze, i tre parchi eolici di Termoli, Scansano e Sillaro, per intero le tratte dell'Alta velocità dal corridoio 5 che taglia in orizzontale l'Italia del nord fino alla Firenze-Bologna. L'energia ne esce come un rebus irrisolvibile: dei rigassificatori diremo fra un istante, ma anche la centrale geotermica per la produzione di elettricità di Monte Amiata e le 23 a biomasse, progettate un po' ovunque dal Piemonte alla Sicilia e che in teoria dovrebbero fare la gioia degli ambientalisti, quando provi a costruirle scatenano il furore delle popolazioni coinvolte, né più né meno delle 30 nuove centrali termoelettriche previste e delle sei idroelettriche. L'altro buco nero è lo smaltimento dei rifiuti: non vogliamo tra i piedi discariche di qualsiasi tipo, impianti di compostaggio, inceneritori. E dei 46 progetti di termovalorizzatori schedati dall'indagine non ce n'è uno che passi indenne nella percezione dei cittadini e con il loro consenso.
Continua ...
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Lambiente-dice-194-volte-no/1999627//0
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