ROMA - Roberto Maroni sta studiando se e come ripristinare i controlli di frontiera nazionali per limitare l'ingresso dei nomadi, la gran parte di nazionalità romena. Ad appena 24 ore dal suo insediamento al Viminale, il nuovo ministro dell'Interno leghista ieri, al suo primo giorno di lavoro, ha voluto subito affrontare il nodo più spinoso della politica di sicurezza del centrodestra, quello che riguarda l'immigrazione. A proposito di clandestini, le misure per rendere più efficaci le espulsioni saranno agevolate non appena il Parlamento europeo approverà una direttiva sulle espulsioni che estende fino a 18 mesi la possibilità di trattenere in un centro di permanenza temporaneo gli stranieri non identificati. Direttiva che sarà subito recepita dal governo. Maroni, che porterà già al prossimo Consiglio dei ministri le sue prime proposte, qualche giorno fa aveva annunciato che, in caso di necessità, avrebbe "rinegoziato con la Commissione Ue le regole sulla libera circolazione, ponendo dei limiti quando in gioco c'è la sicurezza nazionale". Una risposta forte sull'immigrazione è la prova più difficile che lo attende, se si pensa che durante il governo Prodi il decreto espulsioni - fatto per allontanare dall'Italia definitivamente cittadini comunitari che delinquono, rom in testa - è caduto due volte.
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