I militari francesi coinvolti nella furibonda battaglia contro i Talebani a poche decine di chilometri da Kabul, durante la quale dieci di loro sono morti e altri 21 sono rimasti feriti, sarebbe stati colpiti anche dal 'fuoco amico' dovuto all'intervento dell'Aviazione americana, che ha cercato di fornire loro copertura aerea ravvicinata nell'ambito del comune impegno nell'Isaf, la Forza Internazionale di Assistenza per la Sicurezza sotto comando Nato. Lo riferisce il quotidiano 'Le Monde', che cita le testimonianze di alcuni tra i soldati superstiti: testimonianze che sembrano rendere meno chiara la ricostruzione dell'accaduto fornita ieri dal capo di stato maggiore francese, generale Jean-Louis Georgelin. I sopravvissuti all'agguato dei Talebani hanno riferito che la lentezza di reazione del Comando francese, abbinata a seri problemi di coordinamento, avrebbe provocato un incremento nel numero delle vittime. Come ha raccontato uno dei feriti, "abbiamo aspettato rinforzi per quattro ore dall'inizio dell'imboscata, non avevamo piu' munizioni e non potevamo difenderci". Oltre ai ritardi nei soccorsi, secondo alcuni soldati scampati all'attacco la risposta aerea della Nato avrebbe non solo mancato gli obiettivi tra le file dei ribelli, ma addirittura il 'fuoco amico' si sarebbe aggiunto a quello nemico, martellando le posizioni francesi. Da Bruxelles fonti alleate hanno fatto sapere di essere al corrente delle indiscrezioni di stampa, e di voler "chiarire" la vicenda, aggiungendo comunque che "al momento non ci sono elementi sufficienti per confermare o smentire" le deposizioni. I sopravvissuti hanno inoltre espresso dubbi sul mancato coinvolgimento di una forza di reazione rapida, a loro dire indispensabile per quello che comunque era un compito notoriamente a elevato rischio. Allo stesso tempo si sarebbe verificata persino un'interruzione nei contatti radio con il reggimento che avrebbe dovuto appoggiare la pattuglia attaccata dai guerriglieri. Uno dei soldati feriti durante lo scontro ha criticato alla radice la stessa organizzazione dell'operazione: "Per raggiungere qel posto ci abbiamo messo tre ore, il tempo necessario perche' i Talebani fossero avvertiti dai loro complici del nostro arrivo", ha denunciato. Contrariamente alla versione ufficiale fornita dal generale Georgelin, i militari morti non sarebbero stati colpiti tutti nella prima fase dei combattimenti, ma anche in quella finale, cioe' mentre era in pieno corso l'intervento aereo Usa. I testimoni non sono tuttavia stati in grado di specificare quali siano state le conseguenze del 'fuoco amico'.
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http://www.agi.it/estero/notizie/200808201818-est-rt11138-art.html
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