Giro girotondo, quant’è bello il mondo. È bello perché è vario, cambia, si trasforma, e dopo qualche anno nulla è più uguale a se stesso. Così succede che chi era nato per combattere la politica e i suoi uomini ora ci sguazza dentro, ci prende gusto, ci si tuffa a corpo morto. Volevano fare la pelle al Caimano, ma ora quella pelle la apprezzano, ne adorano il profumo delle poltrone, sprofondano nella comodità del Transatlantico. Una volta la politica gli faceva schifo, era sporca, robaccia da girarci alla larga, anzi attorno. Avevano cominciato a circondare mano nella mano i palazzi di giustizia, simboli della lotta al malaffare, da dove si era levato il grido di dolore del nuovo re d’Italia, Francesco Saverio Borrelli. «Resistere, resistere, resistere». Parola d’ordine: legalità. Ma guai soltanto a sfiorare la politica. Loro, i donchisciotte dell’anno duemila, i sancipanza in velluto e camicia a quadri, indicano, sollecitano, ammoniscono, profetizzano. Sono la «società civile», la «parte sana» del Paese, mica s’infangano le mani. Il lavoro sporco è delegato ai partiti.
Continua ...
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