Formalmente il ritiro russo è iniziato, ma le truppe sono ancora in territorio georgiano. Un contraddizione? Una beffa di Mosca dopo le promesse fatte al telefono al presidente francese Nicolas Sarkozy, imbarazzato mediatore della crisi a nome dell’Unione europea? No. Solo questione di sfumature linguistiche. Lo spiega il generale Anatoly Nogovitsyn, vicecapo di Stato maggiore, nel suo briefing con la stampa: abbiamo promesso un allontanamento, non un ritiro.
L’agenzia Interfax non aspettava altro e titola a caratteri cubitali «Otvod, ne vyvod». I due termini in russo racchiudono un senso ben distinto. Il primo significa «portare via, ma rimanendo nei paraggi», vale a dire nella repubblica separatista dell’Ossezia del sud che non è considerata Georgia; il secondo, invece, «portare via ma definitivamente, oltre confine». E di «otvod» aveva parlato il presidente Dmitry Medvedev con Sarkò. Analisti e blogger locali non ci trovano nulla di strano. Non ci hanno creduto dall’inizio: si tratta chiaramente di una «trappola, abilmente tesa e neppure troppo sofisticata. Il governo anche nelle questioni interne, non è nuovo all’escamotage linguistico».
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