Sudori freddi, crisi di panico, balbettii inconsulti. Sostenere una conversazione in una lingua straniera è ancora una missione impossibile per sei italiani su dieci. Un dato sconfortante in un mondo ormai globalizzato che ci pone al terzultimo posto tra i Paesi dell’Unione Europea. Dietro di noi, secondo l’ultima ricerca condotta da Eurobarometro, ci sono solo irlandesi e britannici. E la situazione non migliora con il passar del tempo. Anzi. Se si confrontano i dati del 2001 con quelli del 2006 si scopre che gli italiani in grado di sostenere una conversazione in una lingua straniera sono passati dal 46% al 41%, a fronte di una media Ue del 50%, che sale a oltre il 90% per molte nazioni del Nordeuropa. Anche l’indagine condotta dal Censis per il progetto Let it Fly («Learning education and training in the foreign languages in Italy») indica che gli italiani le lingue le studiano (il 66,2%) ma non le parlano. Il 50,1%, infatti, confessa di averne una conoscenza solo «scolastica», il 23,9% la definisce «buona» e solo il 7,1% «molto buona». «Il quadro è veramente triste — dice Giuseppe Roma, direttore generale del Censis —perché conoscere l’inglese a livello scolastico significa non poterlo parlare. Purtroppo in Italia le lingue non le sappiamo insegnare, abbiamo una scuola tutta incentrata sui contenuti. Invece bisognerebbe cercare di trasmettere un metodo».
Se a questo si aggiunge lo scivolone del Ministero della Pubblica istruzione che all’ultima maturità ha presentato una traccia per la prova di inglese piena di errori da matita blu, il dubbio che la scarsa conoscenza delle lingue in Italia non sia dovuta alla pigrizia dei suoi cittadini diventa quasi una certezza. Qualcosa non funziona nel percorso didattico. «C’è scarsa connessione tra i vari cicli della scuola — spiega Ruggero Druetta, ricercatore all’Università di Torino nella facoltà di Economia —. La mancanza di continuità e la disomogeneità portano a ricominciare sempre da zero». Il risultato è che 13 anni di studi, dalla scuola primaria a quella superiore, non permettono di padroneggiare una lingua. Lo confermano gli ultimi dati forniti dal Ministero guidato da Mariastella Gelmini: dopo la matematica, l’inglese è la nostra seconda bestia nera.
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http://www.corriere.it/cronache/08_agosto_29/italiani_bocciati_in_inglese_8b129cca-7592-11dd-b314-00144f02aabc.shtml
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