Si sa: la storia di Palermo e della Sicilia, negli ultimi decenni, può essere raccontata come una dolente via crucis fra una lapide e un’altra.
Forse anche per questo qualcuno vorrebbe rimuovere, a Comiso, il nome di Pio La Torre. E il tutto nei giorni del ventiseiesimo anniversario della strage di Via Carini, in cui furono assassinati Carlo Alberto Dalla Chiesa, Emanuela Setti Carraro. Ne parliamo con Antonio Ingroia, sostituto procuratore a Palermo, che spesso nelle sue indagini si è trovato ad incrociare quel groviglio di interessi in cui la mafia si limita a fare la sua parte, insieme ad altri comprimari. Ingroia, il 3 settembre 1982 una mano anonima, in via Carini, vergò una frase che fece il giro del mondo: «Qui è morta la speranza dei palermitani onesti». Oggi qualcuno prova a fare scomparire il nome di Pio La Torre. «Ma dietro quell’anonimo c’erano anche indignazione e rabbia. Da quell’indignazione nacque la primavera palermitana, che fu politica e giudiziaria. Che produsse una nuova tensione civile e la rapida approvazione della legge La Torre per la quale fu necessario l’assassinio di Dalla Chiesa non essendo stato sufficiente quello dello stesso La Torre. Anche dal punto di vista simbolico, i due nomi sono collegati. Da quegli eventi nacque la stagione dei pentiti - Tommaso Buscetta in testa -, e il maxi processo». Quella primavera non appartiene al passato?«Infatti seguirono lunghi letarghi, stagioni di veleni, denigrazioni contro magistrati e pentiti fino al brusco risveglio dal letargo rappresentato dalla stragi del ’92 e del ’93. Altra rabbia, altra indignazione, altra rassegnazione, un’altra breve primavera. Oggi siamo di nuovo in pieno letargo, dell’informazione, della politica». Perché giunge a questa conclusione? «Basta sfogliare la gran parte dei giornali e seguire la tv e il dibattito politico dell’ultimo anno per rendersene conto». Quelli che considerano lo stalliere mafioso Vittorio Mangano un eroe... «È il letargo della memoria: cercare di far passare un condannato per mafia come un eroe - dimenticando che magistrati che dalla mafia furono uccisi proprio su quel mafioso avevano indagato a lungo - , ne è un esempio. In altri paesi, di fronte a simili affermazioni, sarebbe scoppiato il finimondo. Non mi pare che in Italia sia accaduto granché».
Continua ...
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