Anche questa volta, è bastato l’annuncio della ministra Carfagna (quella che fa i calendari per camionisti e poi prova “orrore per le donne che volontariamente vendono il proprio corpo”) sull’arresto di prostitute e clienti per innescare il consueto dibbbattito tra favorevoli e contrari. Sui giornali, ormai, è un format fisso mutuato dai tg.
Tizio è pro, tizio è contro. Così la gente (esclusi gli esperti, e dunque la ministra Carfagna) ne sa esattamente quanto prima. Nessuno pone l’unica domanda che aiuta a capire: la nuova legge è utile o no? Prima di scomodare filosofi, sociologi, vip, sottovip ed ex o aspiranti frequentatori di bordelli, sarebbe il caso di domandarsi se le norme annunciate servano o meno allo scopo che si prefiggono: stroncare la prostituzione di strada. Per qualcuno, l’espressione “arresto delle prostitute e dei clienti” suona bene, per altri suona male. Ma il problema è: davvero prostitute e clienti finiranno in carcere e dunque saranno dissuasi dal praticare le rispettive attività? La risposta, naturalmente, è no. Il carcere, come spesso avviene con queste gride manzoniane, resterà sulla carta (e meno male, visto che Angelino Jolie ha appena lanciato l’allarme sulle carceri sovraffollate). In Italia, com’è noto, la condizionale sospende le condanne fino ai 2 anni. E, anche se viene negata, le pene fino a 3 anni si scontano di solito al servizio sociale. Cioè fuori.
Continua ...
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