Siamo nel XXIesimo secolo, eppure ci sono ancora psicologi e psichiatri che propongono rimedi per aiutare gli omosessuali a diventare eterosessuali malgrado l'assenza di prove che un simile percorso abbia qualche utilita' e non sia nocivo. Ne riferisce la rivista specializzata BMC Psychiatry del 26 marzo.Trattamenti di quel tipo hanno conosciuto il loro apogeo in Inghilterra negli anni 1960 e 1970, ma e' da tanto ormai che l'orientamento omosessuale o bisessuale non e' piu' considerato malattia mentale, in particolare non piu' dall'Organizzazione mondiale della sanita' (Oms). Un'equipe di ricercatori di Londra, diretti da Michael King, ha analizzato 1.300 questionari riempiti dai professionisti di sanita' mentale cui era stato chiesto se tentassero di cambiare l'orientamento sessuale di un cliente su richiesta. Solo il 4% ha risposto che lo farebbe, ma il 17% dice d'aver aiutato almeno un cliente a reprimere le proprie pulsioni gay o lesbiche, generalmente attraverso la terapia.Oltre all'assenza d'efficacia dimostrata, questo genere di tentativi "puo' causare immensi danni", avverte King. "E' dunque sorprendente che una minoranza significativa di professionisti offra ancora questo tipo d'aiuto ai clienti". I motivi addotti attengono a questioni morali e religiose o al desiderio d'aiutare pazienti stressati dalle discriminazioni. I ricercatori hanno pero' anche rilevato un certo "grado d'ignoranza" sull'assenza di prove dell'efficacia delle terapie adottate. Il miglior modo d'aiutare questi pazienti e' di mostrare che non c'e nulla di patologico nel loro orientamento sessuale, secondo King..
http://www.aduc.it/dyn/ucquot/
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