Il Senato italiano ha approvato una proposta per conferire al Ministro degli Interni l’autorità di ordinare l’oscuramento dei siti web per “reati di opinione”. Tutto ciò, ovviamente, senza sentenza giudiziaria né altro tipo di intervento da parte dei tribunali. Già il precedente Governo di sinistra tentò di votare una demenziale regolamentazione delle pagine internet che, per i requisiti richiesti, avrebbe portato alla chiusura della stragrande maggioranza dei siti web (blog e altri) italiani. Si pretendeva che ogni sito avesse come responsabile un giornalista iscritto all’albo - una figura esistente in Spagna all'epoca del franchismo -, che fosse sotto l’ala di un editore. Come se non bastasse, si esigeva il pagamento di imposte per avere una pagina web, indipendentemente dal fatto che avesse o meno finalità commerciali. L’attuale Esecutivo di Berlusconi, o almeno i suoi alleati parlamentari, non sono migliori. L’unica cosa che li differenzia è il fatto di essere meno ambigui quando tentano di limitare la libertà di espressione nella rete. Il Senato italiano ha approvato una proposta del democristiano Giampiero D’Alia per conferire al Ministro degli Interni l’autorità di ordinare ai providers di internet la chiusura dei siti web o dei social network per “reati di opinione” (per esempio inviti a non osservare una legge considerata ingiusta). Tutto questo, ovviamente, senza sentenza giudiziaria né altro tipo di intervento da parte dei tribunali. Beppe Grillo ha giustamente denunciato che si vuole costruire uno “Shit Wall”, in riferimento al Golden Wall cinese (sistema con il quale le autorità comuniste limitano e controllano le informazioni accessibili su internet). Ma Grillo non si limita a denunciare. Invita i bloggers di tutto il mondo a partecipare ad una campagna di demolizione del muro cibernetico che si vuole erigere.
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