Le inchieste giudiziarie e i processi celebrati hanno delineato una forte compenetrazione tra appartenenti alla classe medica, uomini politici ed uomini d´onore. Dai casi di medici intranei alle cosche a quelli in cui si è registrata una collusione tra il personale sanitario ed appartenenti a Cosa Nostra, sfociata in condanne per concorso esterno o per favoreggiamento.È accaduto per lo meno sin dal 1937, allorquando venne arrestato per caso Melchiorre Allegra. Egli rivelò di far parte di un´associazione criminale, la mafia, i cui componenti si definivano uomini d´onore ed erano rappresentanti di ogni professione. Si pensi, poi, a Michele Navarra, posto a capo della famiglia di Corleone, negli anni Cinquanta, eliminato nel 1958 da Luciano Liggio, ovvero all´onorevole democristiano Francesco Barbaccia, affiliato alla famiglia di Cinisi, guidata da Gaetano Badalamenti. In epoca contemporanea, vanno ricordate le figure di nove medici, che appaiono emblematiche. Antonino Cinà, titolare di un laboratorio di analisi cliniche, medico e sodale di Bernardo Provenzano e Salvatore Riina, più volte condannato e finito in carcere tra il 1993 e il 1999, tornato in libertà nel 2003, ancora arrestato nel giugno del 2006. Giovanni Brusca gli ha attribuito di aver stilato il papello: la lista di richieste che Riina avrebbe sottoposto allo Stato dopo la strage di Capaci. Poi c´è Gioacchino Pennino, uomo d´onore, medico ed esponente politico locale, divenuto collaboratore di giustizia. Il boss di Brancaccio Giuseppe Guttadauro, un chirurgo condannato con sentenza passata in giudicato, e il primario medico radiologo Giovanni Mercadante, esponente politico di Forza Italia, deputato regionale, titolare di un grande centro diagnostico a Palermo, primario radiologo, finito in carcere per mafia, con l´accusa di essere uno degli stretti "consigliori" di Bernardo Provenzano e di far parte di Cosa Nostra.
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