Un’approfondimento su quanto accaduto in questi ultimi giorni nell’Amazzonia peruviana. I nostri giornali hanno parlato di vittoria storica del movimento indigeno con la revoca di due dei Decreti Legislativi contestati. Ma si tratta veramente di una vittoria?
La questione indigena in Perú – una vecchia storia Il giornalista peruviano Ismael León Arías, in un articolo scritto proprio nei primi giorni di giugno, durante la dura repressione contro le legittime proteste del movimento indigeno che ha causato in Perù circa 50 morti fra nativi (ma che secondo alcune fonti, come vedremo, sarebbero molti di più) ed effettivi di polizia, ricorda ai suoi lettori un episodio avvenuto agli inizi degli anni ‘20 nel suo paese. Accadde nella zona de La Chorrera, nel Caquetà, allora territorio peruviano oggi appartenente alla Colombia. Julio César Arana, proprietario della Peruvian Amazon Comp. Limited, che si occupava della lavorazione del caucciù, dette ordine ai suoi uomini di far prigionieri venti indigeni che lavoravano nella sua impresa, di chiuderli dentro sacchi di iuta e di bruciarli vivi, come monito e avvertimento per tutti gli altri loro compagni che stavano protestando per le misere e indegne condizioni di vita e di lavoro. Allora era presidente del paese Augusto Leguía, il quale, appoggiando la campagna per l’elezione a senatore della Repubblica di Julio César Arana, dichiarò alla stampa: “la foresta amazzonica è molto importante ma ha bisogno di essere civilizzata a qualsiasi costo e questo è quello che farò durante il mio governo”. Suona familiare? Si chiede Ismael León Arías.
Continua ...
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