Milano, 18 ago. (Adnkronos Salute) - "Tornare in patria? Potremmo pensarci solo se l'Italia decidesse di cambiare in maniera radicale la propria politica in materia di ricerca e università". Antonio Iavarone, cervello 'tricolore' fuggito 10 anni fa negli Usa insieme alla moglie e collega Anna Lasorella, non nasconde il suo pessimismo riguardo al futuro della scienza made in Italy: "Il nostro Paese è molto restio ai cambiamenti", riflette lo studioso in forze al Columbia University Medical Center di New York, interpellato dall'ADNKRONOS SALUTE dopo l'ultimo successo 'di coppia' pubblicato su 'Developmental Cell'. Uno studio che apre a speranze nella terapia dei tumori cerebrali e nell'impianto di staminali. "Una via lunga e irta di ostacoli", dice.
Emigrati Oltreoceano dal Policlinico Gemelli di Roma, dopo avere denunciato a gran voce un caso di nepotismo ai loro danni, oggi Iavarone e Lasorella non vogliono sentir parlare di "rivincita". Lo spirito che li anima è un altro, assicura il ricercatore. "I nostri studi sono di per sé i nostri veri obiettivi, e quindi il nostro è un interesse esclusivamente di tipo medico e scientifico". In altre parole, la storia a lieto fine dei due scienziati coraggiosi "non penso servirà a modificare nulla" dei meccanismi e delle "tradizioni nefaste" che regolano la ricerca nazionale, perché "purtroppo il sistema italiano è molto restio a cambiare", ripete.
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