Non c’è pace per lo Xinjiang. Dopo gli incidenti del 5 luglio, ecco lo strano caso delle siringhe.Di che si tratta? Sembra di tornare ai nostri anni Ottanta, quando al boom dell’Aids si accompagnavano notizie quasi quotidiane su tossici senza scrupoli, armati di siringhe infette, all’assalto di vecchiette e negozianti.
A Urumqi, una folla di circa mille persone si è raccolta per protestare contro presunti “accoltellamenti” operati proprio con il metodo della siringa. Per le aggressioni, la polizia ha già arrestato 15 persone.Lo riporta China Daily e lo riprende l’Independent.
Secondo la televisione Bingtuan, che ha sede nella regione autonoma ma dipende dal governo centrale, “dal 20 agosto scorso il governo dello Xinjiang ha ricevuto denunce da parte dei locali centri di controllo epidemiologico, secondo cui 476 persone sono state aggredite con siringhe“.
La stampa cinese enfatizza anche il fatto che le persone aggredite appartengano a ben 9 diverse nazionalità, tra cui han e uyghuri e si affretta a specificare che nessuno dei feriti è stato infettato da qualche virus. Si intende così scongiurare una coloritura etnica dell’evento e l’escalation della tensione. Sembra però che alcuni manifestanti han abbiano aggredito un uyghuro accusato di essere “l’untore”.
Evidentemente la paranoia corre sul filo e non ci vuole nulla a innescare una reazione a catena fatta di contrapposti stereotipi e razzismi: uyghuri-Asia centrale-oppio-eroina-siringhe-Aids. Giornali di Hong Kong quantificano in 400 circa le persone finora punte - o “accoltellate” (stabbed) - molte delle quali si sono rese conto di essere state ferite a scoppio ritardato, quando gli aggressori si erano già allontanati.
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