ROMA - "Signor presidente del Consiglio, ritiri la legge sul processo breve e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto". L'appello dello scrittore Roberto Saviano non cade nel vuoto. In poche ore - il conteggio è aggiornato a ieri sera - viene raccolto da 70mila cittadini, che lasciano nome e cognome sul sito internet della Repubblica, per denunciare "il rischio che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti".
Tra le adesioni quelle del costituzionalista Gaetano Azzariti e Stefano Merlini e degli scrittori Vincenzo Consolo, Niccolò Ammaniti e Sandro Veronesi: tutti uniti nel criticare un disegno di legge che, come sottolinea Saviano, "prescriverà di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi". Contro quella che lo scrittore anti-camorra ha definito "norma di privilegio" si mobilitano molte associazione: tra le prime a sottoscrivere l'appello ci sono l'Arci e Libertà e Giustizia. Anche l'Anpi (l'Associazione nazionale dei partigiani) condivide pienamente la l'appello al premier di Saviano, pubblicato ieri in prima pagina su Repubblica, "nella ferma convinzione che l'eguaglianza di ogni cittadino rispetto alla legge, regola fondamentale dello Stato di diritto, non possa essere forzata e deviata per favorire interessi particolari come sta accadendo con tutta e grave evidenza nel caso della proposta di legge sul processo breve".
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http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/politica/giustizia-16/40mila-firme/40mila-firme.html
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