L'ex funzionario del Sisde condannato per mafia: «Festeggerò i 150 anni dell'Unità»
FRANCESCO LA LICATA
PALERMO
Ogni volta che arriva Natale, Bruno Contrada la ripercorre interamente la strada che lo ha portato allo stato di detenuto: prima in un carcere militare poi, fino ad oggi, prigioniero in casa sua. Già, l’ex funzionario del Sisde e un tempo capo della squadra mobile di «Palermo irredimibile» è uno dei pochissimi - si contano sulle dita delle mani - condannati per mafia in via definitiva. Ovviamente uno dei pochissimi rappresentanti della cosiddetta zona grigia, non della bassa macelleria.
Il due di settembre di quest’anno lo sbirro più famoso (e più odiato) di Palermo compirà ottant’anni e «non so - dice ora al suo avvocato - come abbia potuto raggiungerli», un po’ per la salute, un po’ per il peso del fardello che si porta sul groppone da quasi vent’anni. Quando ebbe inizio il suo «film dell’orrore», ne aveva appena compiuti 61 ed era nei primi tre posti della gerarchia del servizio segreto civile, che allora si chiamava Sisde. Era la vigilia di Natale del 1992, Falcone e Borsellino erano saltati in aria a maggio e a luglio, il Paese era frastornato dall’inedita strategia violenta di Cosa nostra e dalla bufera istituzionale alimentata dalle inchieste sulla corruzione a Milano.
Continua ...
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