Suleiman ora è candidato alla successione. Abile negoziatore, potrebbe dare continuità alle relazioni con Stati Uniti e Israele. Ma la sua nominapotrebbe non bastare a placare l'ira dei manifestanti
di BERNARDO VALLIHosni Mubarak non aveva mai voluto tra i piedi un vice presidente. L'infastidiva l'idea che potesse apparire come il successore. Il suo posto, dopo il ritiro o la morte, lo riservava a Gamal, il figlio di 47 anni. Non escludeva del resto di poter iniziare lui stesso, in settembre, un sesto mandato, che, salute permettendo, l'avrebbe portato a trentasei anni di potere e a ottantotto anni di età, Ieri ha dovuto cedere: è stato costretto ad affidare al tenente generale Omar Suleiman la carica di vice presidente che conservava gelosamente vacante.
È difficile non interpretare questa nomina come un passo di Hosni Mubarak verso la porta di uscita. Ma i tempi non appaiono ancora definiti. A fissarli sarà la rivolta popolare. La designazione di Suleiman non conclude la crisi, ne segna una svolta. Certo adesso il raìs vacilla sul serio. È come se gli avessero messo accanto il sostituto.
I militari gli hanno di fatto imposto di rinunciare al figlio come successore o all'idea di riproporsi lui stesso per altri sei anni; e di accettare infine un vicepresidente che pur non avendo diritti costituzionali alla successione (e anche se nessuno lo dichiara ufficialmente) risulta di fatto colui che prenderà il suo posto, se la rivolta popolare lo consentirà.
Continua ...
Nessun commento:
Posta un commento