Così dicono gli inviati delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. In preparazione una risoluzione Onu di condanna per Gerusalemme est e la West Bank.
“L’espansione israeliana a Est Gerusalemme e nella West Bank, che prevede che i palestinesi siano strappati con la forza alle loro case, è una forma di pulizia etnica.” Ha dichiarato ieri l’inviato dell’Onu Richard Falk. Lo riferisce Haaretz, accreditato quotidiano online di notizie e analisi politiche su Israele. Il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite si prepara così a una risoluzione di condanna degli insediamenti israeliani. “La continua espansione nei territori a Est di Gerusalemme, combinata con lo sfratto forzato di popolazione palestinese che a lungo aveva abitato le zone in questione ha creato una situazione intollerabile, che può essere descritta soltanto come una forma di pulizia etnica.” Ha aggiunto l’inviato Onu.
POPOLO OCCUPANTE – Israele rifiuta di avere contatti con Falk e non gli permette nemmeno di entrare nel paese, accusandolo di parzialità. A peggiorare una situazione già compromessa si è aggiunta l’11 marzo scorso l’uccisione di tre bambini israeliani, per la quale l’ambasciatore israeliano Aharon Leshno Yaar aveva chiesto spiegazioni infuriato, dicendo che addirittura nei giorni successivi al massacro alcuni palestinesi erano scesi in strada a festeggiare. Ma il diplomatico palestinese Ibrahim Kraishi aveva subito risposto che gli omicidi erano già stati condannati dalle autorità palestinesi come “un atto di terrorismo, che non fa parte della cultura palestinese. Piuttosto, questa è la cultura del popolo occupante.”
CORTE DI GIUSTIZIA - Falk vorrebbe che Consiglio per i Diritti Umani chiedesse alla Corte Internazionale di Giustizia di far luce sl comportamento di Israele nei territori occupati. Questo per capire se nell’occupazione di Gerusalemme Est e della West Bank si possa identificare elementi di “colonialismo, apartheid e pulizia etnica contrari al diritto umanitario internazionale.”
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