Mentre gli italiani non avevano ancora finito di festeggiare i 150 anni di unità nazionale e il Capo dello Stato concludeva il giro per le celebrazioni, l'Italia è entrata "in guerra con la Libia, un nostro ex alleato (in questi voltafaccia abbiamo una certa esperienza...) senza un pubblico dibattito o che Berlusconi o Napolitano sentissero il bisogno di andare in televisione a spiegarne i motivi" scrive in un post del 19 marzo Beppe Grillo. Solo il giorno dopo il Presidente della Repubblica spiega che "Non siamo in guerra, ma all'interno di un'azione dell'ONU" ma dopo che anche i nostri caccia si sono alzati in volo dirigendosi verso i cieli della Libia questa tesi sembra essere sempre meno credibile.
I media (soprattutto televisivi) fanno bene attenzione, comunque, ad evitare di pronunciare la parola "guerra" sostituendola orwellianamente con frasi del tipo "azioni umanitarie" o "missione umanitaria". Per Beppe Grillo, come per molti altri, invece, quella in Libia è "una guerra sporca, per l'energia, per il petrolio, il gas" denunciando il fatto che oltre ad essere "una guerra folle che gli europei non vogliono" questi ultimi "sono stati informati come se fosse una notizia qualsiasi, un evento sportivo".
"Ci troviamo in guerra e non sappiamo perché - scrive ancora Beppe Grillo - E' vero che gli insorti di Bengasi rischiano di essere passati per le armi, è altrettanto vero che si tratta di una guerra civile, un fatto interno al Paese, in cui l'Italia poteva e doveva porsi come interlocutrice di entrambe le parti, come mediatrice", visto e considerato soprattutto che fino a qualche settimana fa con il regime di Gheddafi aveva stretto addirittura un "Trattato di Amicizia". E infatti Gheddafi ci considera dei traditori. Naturalmente l'Italia però vorrà comunque "partecipare a questa nuova Libia che verrà dopo Gheddafi", come ha spiegato il ministro degli Esteri Franco Frattini a "Domenica Cinque".
Beppe Grillo infine ricorda quello che tanti altri non vogliono ricordare: "La distruzione della Cecenia è da imputarsi alla Russia di Putin e l'occupazione del Tibet alla Cina di Hu Jintao, ma nessuno ha mosso, né muoverà un dito all'ONU. Nel Darfur è stato massacrato, stuprato, mutilato, un milione di persone nell'indifferenza della NATO. In Africa sono in corso guerre civili e tribali da 50 anni a partire dallo spaventoso genocidio del Ruanda".
Nessun commento:
Posta un commento