giovedì 24 marzo 2011

Un ulteriore passo verso la barbarie

111196 Un ulteriore passo verso la barbarie

L’attacco alla Libia da parte degli U.S.A. e dei suoi scherani segna un ulteriore passo verso la barbarie. Nel disprezzo di qualsiasi legge e del servizio al bene comune, questa ennesima guerra porta l’umanità sempre più vicina all’orlo del baratro.

Il pretesto “umanitario” vale quale ipocrita… foglia di fico dietro la quale si celano brame insaziabili e una delirante idiozia. Stiamo assistendo alle più estreme manifestazioni dell’ignoranza; e non certo della semplice ignoranza nozionistica o, peggio, morale ed etica, ma dell’ignoranza principiale, riguardante l’aspirazione a cogliere il valore essenziale della vita. Sembrerebbe, infatti, che gli individui al potere (almeno la maggior parte) stiano facendo a gara per superarsi gli uni con gli altri in efferatezza e stupidità, comportandosi come se l’uomo contingente fosse eterno, e cioè come se il possesso ad oltranza di questa o quella ricchezza coincidesse col Bene assoluto. Hanno bisogno di primeggiare in strepito, vanità e distruzione, poiché paventano il confronto con l’insignificanza che si portano dentro. Costoro esemplificano una concezione dell’esistenza in totale antitesi a quella sapienziale.

In un articolo intitolato “Minosse”, comparso sul numero di gennaio-febbraio 2011 del Periodico di esegesi platonica “Paideia”, si legge: «Una società decade quando i princìpi più alti vengono declassati e il mondo divino è antropomorfizzato e degradato. In sintesi l’uomo che dovrebbe innalzarsi a Dio, rende Dio a misura d’uomo. È la posizione protagorea: l’uomo è misura di tutte le cose». A maggior chiarimento, andrebbe precisato: l’uomo dimentico della propria realtà ontologica. Secondo la prospettiva sapienziale, infatti, l’io individuale deve risolversi nel Sé, realizzando preliminarmente armonia con la natura e con i propri simili. Non ricordo quale grande taoista scrisse: «L’uomo del Tao (Dao) non lascia tracce». Per contro, gli uomini che hanno elevato il progresso tecnologico a religione gareggiano a chi lascia le tracce più disastrose e terribili. Perché altrimenti riempirebbero le loro detestabili bombe di uranio impoverito o utilizzerebbero ordigni al fosforo? Sanno benissimo che gli effetti di queste armi sono devastanti e di lunghissima durata, eppure le utilizzano, e ricevono premi Nobel per la pace a motivo delle loro “nobili” azioni o perpetrano nuovi genocidi in nome di quelli patiti. Allo stesso modo i loro numerosi sostenitori si fregiano di titoli altisonanti. Penso al sedicente filosofo Bernard-Henri Lévy, il quale, con solerzia non di certo disinteressata, si affretta a definire l’aggressione in corso: “una guerra giusta”. E penso pure ai numerosi artisti, scienziati, giornalisti e pensatori che prostituiscono le loro abilità intellettuali o artistiche in cambio di fama e denaro.

Continua ...

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