Il pretesto “umanitario” vale quale ipocrita… foglia di fico dietro la quale si celano brame insaziabili e una delirante idiozia. Stiamo assistendo alle più estreme manifestazioni dell’ignoranza; e non certo della semplice ignoranza nozionistica o, peggio, morale ed etica, ma dell’ignoranza principiale, riguardante l’aspirazione a cogliere il valore essenziale della vita. Sembrerebbe, infatti, che gli individui al potere (almeno la maggior parte) stiano facendo a gara per superarsi gli uni con gli altri in efferatezza e stupidità, comportandosi come se l’uomo contingente fosse eterno, e cioè come se il possesso ad oltranza di questa o quella ricchezza coincidesse col Bene assoluto. Hanno bisogno di primeggiare in strepito, vanità e distruzione, poiché paventano il confronto con l’insignificanza che si portano dentro. Costoro esemplificano una concezione dell’esistenza in totale antitesi a quella sapienziale.
In un articolo intitolato “Minosse”, comparso sul numero di gennaio-febbraio 2011 del Periodico di esegesi platonica “Paideia”, si legge: «Una società decade quando i princìpi più alti vengono declassati e il mondo divino è antropomorfizzato e degradato. In sintesi l’uomo che dovrebbe innalzarsi a Dio, rende Dio a misura d’uomo. È la posizione protagorea: l’uomo è misura di tutte le cose». A maggior chiarimento, andrebbe precisato: l’uomo dimentico della propria realtà ontologica. Secondo la prospettiva sapienziale, infatti, l’io individuale deve risolversi nel Sé, realizzando preliminarmente armonia con la natura e con i propri simili. Non ricordo quale grande taoista scrisse: «L’uomo del Tao (Dao) non lascia tracce». Per contro, gli uomini che hanno elevato il progresso tecnologico a religione gareggiano a chi lascia le tracce più disastrose e terribili. Perché altrimenti riempirebbero le loro detestabili bombe di uranio impoverito o utilizzerebbero ordigni al fosforo? Sanno benissimo che gli effetti di queste armi sono devastanti e di lunghissima durata, eppure le utilizzano, e ricevono premi Nobel per la pace a motivo delle loro “nobili” azioni o perpetrano nuovi genocidi in nome di quelli patiti. Allo stesso modo i loro numerosi sostenitori si fregiano di titoli altisonanti. Penso al sedicente filosofo Bernard-Henri Lévy, il quale, con solerzia non di certo disinteressata, si affretta a definire l’aggressione in corso: “una guerra giusta”. E penso pure ai numerosi artisti, scienziati, giornalisti e pensatori che prostituiscono le loro abilità intellettuali o artistiche in cambio di fama e denaro.
Continua ...
http://informarexresistere.fr/un-ulteriore-passo-verso-la-barbarie.html
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