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Divulgo quello che ... non tutti dicono ... / Perchè il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione. (Edmund Burke)
domenica 12 giugno 2011
L'ira del Cavaliere "Così precipita tutto"
di CARMELO LOPAPA"Giulio sta giocando la sua partita, ma la legge di riordino fiscale si farà entro l'estate, ormai è deciso. Il resto sono chiacchiere". La tirata di Tremonti ha turbato solo in parte il week-end di sole e mare del premier Berlusconi a Villa Certosa. Avvertimento che certo stona, alle orecchie del Cavaliere, appena 48 ore dopo l'accordo che sembrava siglato con il ministro dell'Economia sui tempi della riforma delle tasse. I più vicini al premier fanno notare come, pur tra distinguo e vincoli, per la prima volta l'inquilino di via XX Settembre anzi ha parlato di riforma fiscale.
Anche se per farla "non si potrà aumentare il deficit". Insomma, a fine giornata non era la sortita davanti ai giovani industriali a impensierire il presidente del Consiglio. Piuttosto le sciabolate volate a distanza fra Maroni e Tremonti. E le possibili ricadute sul governo. Da una parte il ministro dell'Economia, che frena comunque sulla riforma. Dall'altra, il capo del Viminale, parecchio innervosito dalla nuova ondata di sbarchi, che lo attacca. Sostenendo che serve più coraggio, che se la riforma non si fa allora si vivacchia e che "per i governi è devastante tirare a campare".
Tremonti a fine giornata era particolarmente infastidito dalle critiche del collega, nel suo staff è serpeggiato perfino il sospetto che l'affondo di Maroni sia stato concordato col premier. Veleni e sospetti. È lo scontro frontale tra due antagonisti nella corsa alla successione, due aspiranti naturali alla premiership. Sta di fatto che ieri pomeriggio Berlusconi sembrava preoccupato da un altro aspetto della faccenda. Ovvero dal rischio che tra i due ministri fosse in corso in realtà un pericoloso gioco delle parti. Se la riforma non si fa perché non ci sono le condizioni, come vuole Tremonti, e se andare avanti così equivarrebbe a vivacchiare e sarebbe inutile, come sostiene Maroni, allora a rimetterci da qui a breve sarebbe il governo. E chi lo guida. Magari in occasione della verifica del 22 giugno, evocata ieri a sorpresa dal ministro dell'Interno. Un quadro che - nella lettura confidata dal Cavaliere ai pochi che lo hanno sentito dalla residenza estiva - è destinato a farsi più fosco se i quattro referendum raggiungessero il quorum. Ipotesi che perfino i suoi sondaggi hanno reso fondata.
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