Il governatore della Puglia ripudia il termine con cui storicamente si identificano i militanti comunisti, socialisti e radicali. Ma su internet i simpatizzanti del movimento non ci stanno: "Nichi, ne stai sparando troppe". Ma poi lui risponde a Repubblica.it: "Non ho mai rinunciato a quella parola"di MATTEO PUCCIARELLI
ROMA - Nei Ds che si avviavano a sciogliersi nel Pd la cosa tenne banco per mesi. Ogni volta, un putiferio. Ci si può chiamare ancora "compagni"? Oppure sa di vecchio? Adesso anche Vendola, fino a ieri rifondatore comunista, osa l'impensabile. Alla presentazione del libro di Goffredo Bettini "Oltre i partiti" ha spiegato: "Nel Pci mi dicevano che non si doveva dire 'amico', che bisognava dire 'compagno'. Ho passato tutta la vita a ripetermi questa frase. Ma ora ho capito che era una stronzata, perché è stato un alibi per molti crimini. Io preferisco stare con molti amici, che mi aiutano a crescere".Le reazioni. Le parole del presidente pugliese hanno fatto presto a fare il giro del web. Anche perché Vendola è il politico italiano più seguito su Facebook 1. Le reazioni dei suoi fan non sono però buonissime. Anzi. Basta fare un giro sul sito ufficiale di Sinistra e Libertà 2 per capirlo. Maurizio, che ci tiene a far sapere di non essere mai stato nel Pci, scrive: "Mi sembra una discussione senza senso, tuttavia dà un po' l’idea dell’evoluzione del pensiero vendoliano degli ultimi mesi. Evoluzione tutta legata alla candidatura alla primarie, per cui se ti definisci 'compagno' sei un cattivone e potresti non prendere i voti del Pd. Un'altra sparata e mi sa che riconsegno la tessera".
Alberto: "Spero sinceramente in un dietrofront da parte tua". Secondo Gianluca "nel tentativo di piacere un po' a tutti ti stai vendendo pure la pelle, che schifo". Giuseppeinvece trascrive le parole di Berlinguer: "Secondo qualcuno il nostro partito dovrebbe finire di essere diverso, dovrebbe cioè omologarsi agli altri partiti. Veti e sospetti cadrebbero, riceveremo consensi strepitosi, recidendo le nostre radici, pensando di rifiorire meglio. Ma ciò sarebbe il gesto suicida di un idiota". Tonino fa un parallelismo: "La parola 'compagno' dev'essere come il tuo amatissimo orecchino. La testimonianza concreta che, malgrado sia necessario fare dei buoni compromessi per governare, i 'signori della borghesia' la nostra anima non l'avranno mai. Ci stai?". C'è anche chi difende le parole di Vendola e invita al "coraggio", come Rosannache dice "la parola 'compagno' bisogna meritarla prima di pronunciarla".
L'uso politico del termine. Non solo nel Pci e nelle sue dirette emanazioni (Pds-Ds, Rifondazione e PdCI) ci si chiamava "compagni". Socialisti e radicali continuano ad utilizzare il termine. Stessa cosa nella Cgil. Negli anni '70, oltre che nella sinistra extraparlamentare, anche i cattolici più progressisti della Cisl utilizzavano il 'compagni', creando malumori diffusi dentro il sindacato "bianco". Nella Dc, infatti, vigeva l'uso di "amici". La parola deriva dal latino e sta per "dividersi il pane". Dentro il Pd, attualmente, ognuno fa un po' come gli pare. Bersani, ad esempio, preferisce il "cari amici e cari compagni". D'Alema, a suo tempo, disse che non avrebbe mai rinunciato al termine. Prodi non lo disdegnava, mentre Veltroni tagliò la testa al toro con il "cari democratici". Solo un anno fa scoppiò di nuovo il caso quando l'attore Fabrizio Gifuni 3 al Palalottomatica pronunciò il saluto classico, tra gli applausi dei militanti Pd, ma scatenando le ire degli ex Dc. Adesso la stessa discussione investe Sinistra e Libertà, nata da una scissione di Rifondazione. Dove, messa in soffitta la falce e martello, presto potrebbe toccare anche al 'compagno'.
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