De Magistris racconta il suo primo mese a Napoli: «Governerò dieci anni»
MICHELE BRAMBILLA
INVIATO A NAPOLI
Si era candidato promettendo di far sparire la monnezza in cinque giorni. A oltre un mese dalla sua elezione, gli hanno già rimproverato di non aver mantenuto la parola. Così lui è stato costretto a passare dall’attacco alla difesa: «Abbiamo avuto problemi di ogni tipo, i roghi, i veti della Lega... Però il primo giugno, quando mi sono insediato, c’erano 2.500 tonnellate di rifiuti per le strade. Adesso siamo scesi a mille. Solo in due quartieri la situazione è ancora critica: Ponticelli e Fuorigrotta».
Il fatto è che Luigi De Magistris comincia ad assaggiare la differenza tra la vecchia e la nuova vita. Da magistrato, questo napoletano figlio, nipote e pronipote di magistrati era il pubblico accusatore degli altrui reati. Da politico, il fustigatore delle altrui inadempienze. Da un mese a questa parte è passato tra coloro che non devono né accusare né opporsi, ma amministrare. «Il primo giorno che mi sono seduto qui in questo ufficio mi sono detto: Luigi, adesso devi governà».
Sulla capacità di passare da oppositore a governatore De Magistris si gioca tutto il suo futuro politico. Come sarà ricordato dai posteri? Cometa o astro nascente? Bluff o innovatore? Dicono che non gli manchino determinazione, scrupolosità, precisione, cura dei dettagli. Ne abbiamo un assaggio alle ore quindici e tre minuti, mentre siamo nel cortile di palazzo San Giacomo - la magnifica sede del municipio di Napoli - e suona il cellulare della sua gentilissima portavoce, scesa per farci strada: è il sindaco che chiama per chiedere se l’ospite, atteso per le quindici, è già arrivato oppure no. «De Magistris - ci viene spiegato - non sopporta i ritardi». Almeno una cosa gli va riconosciuta. In Comune deve aver portato una bella ventata di novità se non altro per l’età media dei componenti del nuovo staff. Trent’anni? Forse anche meno. Non sappiamo se sia stato uno di questi ragazzi, o qualcuno dei precedenti dipendenti, ad appendere di fronte all’ingresso della stanza del sindaco un ritratto di padre Pio. Sappiamo però che del frate di Pietrelcina il primo cittadino di Napoli avrà certamente bisogno, tante e tali sono le montagne da scalare.
Si era candidato promettendo di far sparire la monnezza in cinque giorni. A oltre un mese dalla sua elezione, gli hanno già rimproverato di non aver mantenuto la parola. Così lui è stato costretto a passare dall’attacco alla difesa: «Abbiamo avuto problemi di ogni tipo, i roghi, i veti della Lega... Però il primo giugno, quando mi sono insediato, c’erano 2.500 tonnellate di rifiuti per le strade. Adesso siamo scesi a mille. Solo in due quartieri la situazione è ancora critica: Ponticelli e Fuorigrotta».
Il fatto è che Luigi De Magistris comincia ad assaggiare la differenza tra la vecchia e la nuova vita. Da magistrato, questo napoletano figlio, nipote e pronipote di magistrati era il pubblico accusatore degli altrui reati. Da politico, il fustigatore delle altrui inadempienze. Da un mese a questa parte è passato tra coloro che non devono né accusare né opporsi, ma amministrare. «Il primo giorno che mi sono seduto qui in questo ufficio mi sono detto: Luigi, adesso devi governà».
Sulla capacità di passare da oppositore a governatore De Magistris si gioca tutto il suo futuro politico. Come sarà ricordato dai posteri? Cometa o astro nascente? Bluff o innovatore? Dicono che non gli manchino determinazione, scrupolosità, precisione, cura dei dettagli. Ne abbiamo un assaggio alle ore quindici e tre minuti, mentre siamo nel cortile di palazzo San Giacomo - la magnifica sede del municipio di Napoli - e suona il cellulare della sua gentilissima portavoce, scesa per farci strada: è il sindaco che chiama per chiedere se l’ospite, atteso per le quindici, è già arrivato oppure no. «De Magistris - ci viene spiegato - non sopporta i ritardi». Almeno una cosa gli va riconosciuta. In Comune deve aver portato una bella ventata di novità se non altro per l’età media dei componenti del nuovo staff. Trent’anni? Forse anche meno. Non sappiamo se sia stato uno di questi ragazzi, o qualcuno dei precedenti dipendenti, ad appendere di fronte all’ingresso della stanza del sindaco un ritratto di padre Pio. Sappiamo però che del frate di Pietrelcina il primo cittadino di Napoli avrà certamente bisogno, tante e tali sono le montagne da scalare.
Continua ...
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