TORINO - 20 mila alla fiaccolata di ieri sera a Torino: tanta gente, decisa a non abbassare la testa, a denunciare la militarizzazione dell’area della Maddalena, trasformata in un fortino pieno di uomini in armi. Altro che cantiere!
A Torino come in Val Susa non bastano i gas, le botte, i lacrimogeni sparati come proiettili, la criminalizzazione feroce, i feriti e gli arresti a fermare la lotta popolare.
Nonostante le ambiguità del testo di indizione, gli oltre ventimila partecipanti alla marcia hanno dimostrato di avere le idee chiare, di non essere disposti a dividere chi resiste all’invasione in buoni e cattivi.
I cattivi, quelli veri, siedono nei consigli di amministrazione delle banche e delle aziende, che si apprestano a spartirsi la torta Tav; i cattivi, quelli veri, sono i partiti di governo ed opposizione che vogliono imporre con la forza delle armi un’opera inutile, dannosa, costosissima.
I cattivi sono al ministero dell’Interno: Maroni, non pago delle violenze e delle torture che gli uomini ai suoi ordini hanno inflitto a chi ha assediato la Maddalena il 3 luglio, a chi l’ha difesa il 27 giugno, oggi sostiene che in Val Susa ci sono “millecinquecento terroristi pronti ad uccidere”.
Una follia. La lucida follia di un criminale politico che ha deciso che la miglior cura per chi protesta, per chi si ribella, per chi non si piega alla violenza dello Stato sono galera e manganello.
Dopo la fiaccolata un centinaio di No Tav, prima di tornare a casa, è passato dal carcere Le Vallette, per fare un saluto ai quattro ragazzi arrestati domenica. Fuochi d’artificio hanno bucato la notte malata di questa tristissima periferia torinese, dove il confine tra il carcere e la galera quasi non si vede. Una mezz’ora di saluti accolti con calore dai prigionieri, che hanno risposto con grida e battiture.
A Torino come in Val Susa non bastano i gas, le botte, i lacrimogeni sparati come proiettili, la criminalizzazione feroce, i feriti e gli arresti a fermare la lotta popolare.
Nonostante le ambiguità del testo di indizione, gli oltre ventimila partecipanti alla marcia hanno dimostrato di avere le idee chiare, di non essere disposti a dividere chi resiste all’invasione in buoni e cattivi.
I cattivi, quelli veri, siedono nei consigli di amministrazione delle banche e delle aziende, che si apprestano a spartirsi la torta Tav; i cattivi, quelli veri, sono i partiti di governo ed opposizione che vogliono imporre con la forza delle armi un’opera inutile, dannosa, costosissima.
I cattivi sono al ministero dell’Interno: Maroni, non pago delle violenze e delle torture che gli uomini ai suoi ordini hanno inflitto a chi ha assediato la Maddalena il 3 luglio, a chi l’ha difesa il 27 giugno, oggi sostiene che in Val Susa ci sono “millecinquecento terroristi pronti ad uccidere”.
Una follia. La lucida follia di un criminale politico che ha deciso che la miglior cura per chi protesta, per chi si ribella, per chi non si piega alla violenza dello Stato sono galera e manganello.
Dopo la fiaccolata un centinaio di No Tav, prima di tornare a casa, è passato dal carcere Le Vallette, per fare un saluto ai quattro ragazzi arrestati domenica. Fuochi d’artificio hanno bucato la notte malata di questa tristissima periferia torinese, dove il confine tra il carcere e la galera quasi non si vede. Una mezz’ora di saluti accolti con calore dai prigionieri, che hanno risposto con grida e battiture.
Continua ...
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