Ma la mina vagante è Romano: Maroni non difenderà un
indagato per mafia
AMEDEO LA MATTINA
ROMA
Il dietrofront di Bossi sul caso Papa rende felice Berlusconi, ma non è gratis. Certo, il Senatur condivide il ragionamento del premier, quello di non aprire il portone di Montecitorio alle procure perchè da lì può entrare lo tsunami che travolgerebbe la maggioranza. E poi questo Woodcock («un esaltato») non ne ha mai azzaccata una. Il risultato, chiosa lo stesso capo leghista, che sembra avere rimesso il cappio nel cassetto, è che a guadagnarci sarebbe Di Pietro, come ai tempi di Craxi. Poi, aggiunge Berlusconi, se dovesse finire in carcere Papa con i voti leghisti, a settembre la vittima successiva sarebbe Milanese, che si trascinerebbe Tremonti. Ma sul ministro dell’Economia il leader del Carroccio tira il freno a mano. Sabato sera alla festa del Redentore a Venezia si è lanciato in una sperticata difesa. «Tremonti non si tocca: è appoggiato dalla Lega, non lo uccide nessuno. Io i miei amici li difendo, Tremonti è una persona perbene».
Ma, appunto, non c’è solo questo nella piroetta del capo leghista che ha mandato in bestia Maroni. No, ci sarebbe il trasferimento del capogruppo del Carroccio Reguzzoni al ministero per le Politiche comunitarie. Lasciando libera una casella destinata a Stucchi, uomo di Maroni. Così, si illudono Bossi e Berlusconi, il ministro dell’Interno si tranquillizza e se ne sta calmo. Questo ministero è rimasto vacante in attesa che Ronchi, dimessosi per seguire Fini, rientrasse come il figliol prodigo. In effetti è tornato, ma è stato lo stesso Ronchi a rinunciare a quella poltrona che aveva lasciato tra tormenti e sofferenze. Si è consultato con Alemanno e altri amici romani ex An, e tutti gli hanno consigliato di rimanere fuori dal governo: «Ti sputtaneresti».
Il dietrofront di Bossi sul caso Papa rende felice Berlusconi, ma non è gratis. Certo, il Senatur condivide il ragionamento del premier, quello di non aprire il portone di Montecitorio alle procure perchè da lì può entrare lo tsunami che travolgerebbe la maggioranza. E poi questo Woodcock («un esaltato») non ne ha mai azzaccata una. Il risultato, chiosa lo stesso capo leghista, che sembra avere rimesso il cappio nel cassetto, è che a guadagnarci sarebbe Di Pietro, come ai tempi di Craxi. Poi, aggiunge Berlusconi, se dovesse finire in carcere Papa con i voti leghisti, a settembre la vittima successiva sarebbe Milanese, che si trascinerebbe Tremonti. Ma sul ministro dell’Economia il leader del Carroccio tira il freno a mano. Sabato sera alla festa del Redentore a Venezia si è lanciato in una sperticata difesa. «Tremonti non si tocca: è appoggiato dalla Lega, non lo uccide nessuno. Io i miei amici li difendo, Tremonti è una persona perbene».
Ma, appunto, non c’è solo questo nella piroetta del capo leghista che ha mandato in bestia Maroni. No, ci sarebbe il trasferimento del capogruppo del Carroccio Reguzzoni al ministero per le Politiche comunitarie. Lasciando libera una casella destinata a Stucchi, uomo di Maroni. Così, si illudono Bossi e Berlusconi, il ministro dell’Interno si tranquillizza e se ne sta calmo. Questo ministero è rimasto vacante in attesa che Ronchi, dimessosi per seguire Fini, rientrasse come il figliol prodigo. In effetti è tornato, ma è stato lo stesso Ronchi a rinunciare a quella poltrona che aveva lasciato tra tormenti e sofferenze. Si è consultato con Alemanno e altri amici romani ex An, e tutti gli hanno consigliato di rimanere fuori dal governo: «Ti sputtaneresti».
Continua ...
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