Il calciatore del Cosenza morì nel novembre 1989 investito da un camionista sulla Statale Ionica. Il caso fu archiviato con l'ipotesi del suicidio, ma la famiglia non s'è mai arresa ed ora è riuscita nel suo intento di ridiscutere tutto
Donato Denis Bergamini
LA CRONACA - Donato Denis Bergamini morì investito, secondo le inchieste che si sono ripetute negli anni, da un camionista, sulla Statale Jonica, a Marina di Capo Roseto Spulico. E proprio il camionista che guidava il camion fu, appunto, processato per omicidio colposo, ma nei processi che si celebrarono fu sempre assolto e l'assoluzione diventò definitiva. Nella indagine si parlò sempre e solo di omicidio colposo, per la non accortezza nella guida del camionista, che investì il calciatore che si trovava, sempre secondo gli atti giudiziari dei processi, in compagnia di una ragazza, Isabella Internò,
LA FAMIGLIA: FU OMICIDIO, NON SUICIDIO - La famiglia Bergamini ha sempre
sostenuto non si trattasse nè di suicidio nè di incidente, ma di qualcosa di ben più grave "per noi - aveva spiegato Donata Bergamini, sorella maggiore di Denis di un anno, anche a nome del papà Domizio che da 22 anni lotta per la verità sula morte del suo Denis - qualcuno lo ha ucciso, ne siamo sempre stati convinti e ora anche tecnicamente abbiamo gli elementi per poterlo dimostrare, per questo abbiamo chiesto alla procura di riaprire il caso". L'avvocato Gallerani, dal canto suo, dopo la notizia della decisione del gip di Castrovillari si dice ampiamente soddisfatto e ribadisce " che gli elementi in nostro possesso possono a nostro avviso far riaprire il caso, crediamo sia necessario".
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