Il procuratore Laudati al Csm: non andava perquisito
ROMA - Silvio Berlusconi fu informato oltre un mese prima dell'intervista a Patrizia D'Addario che Gianpaolo Tarantini era sotto inchiesta a Bari. Fu lo stesso imprenditore pugliese ad avvisarlo con un sms l'11 maggio 2009, pochi minuti dopo l'inizio di una perquisizione nella sua abitazione e nei suoi uffici disposta dal pubblico ministero Giuseppe Scelsi. «Un errore gravissimo che bruciò l'intercettazione del secolo», sostiene il procuratore Antonio Laudati, riferendosi ai contatti tra lo stesso Tarantini e il premier. L'ha detto davanti al Consiglio superiore della magistratura il 22 settembre scorso. Il verbale di quell'audizione conferma le tensioni interne all'ufficio giudiziario pugliese nella gestione dell'indagine sulle ragazze reclutate e pagate per partecipare alle feste del presidente del Consiglio. E i documenti acquisiti dallo stesso Csm rivelano come già dal novembre 2010 i pubblici ministeri pugliesi avessero scoperto che la «contropartita» per Tarantini erano gli appalti e le consulenze di Finmeccanica, ma quel capitolo non è stato ancora esplorato. È un duro atto d'accusa quello che Laudati pronuncia a Palazzo dei Marescialli, soprattutto quando si riferisce alla perquisizione nella casa dell'imprenditore. E aggiunge: «È come se avessi l'indagine sul narcotraffico più importante al mondo, sto per prendere 400 tonnellate di cocaina e vado a fare a casa del narcotrafficante intercettato una perquisizione per acquisire il riscontro della contravvenzione stradale perché è passato con il semaforo rosso». Il procuratore non nasconde la sua avversione per Scelsi, che con la sua denuncia ha provocato un'indagine a carico di Laudati da parte della Procura di Lecce, per abuso d'ufficio, favoreggiamento e violenza privata. E nega in maniera decisa di aver detto durante una riunione avvenuta a luglio 2009 e cioè due mesi prima del suo insediamento, di essere «arrivato a Bari su mandato di Alfano», come invece sostengono lo stesso Scelsi e l'ufficiale della Guardia di finanza Salvatore Paglino. «Sono accuse false e calunniose - sostiene - che mi rendono vittima di un'operazione dietrologica. E se un giorno la Procura di Lecce o chiunque dimostrerà che veramente la riunione è andata come dicono loro, per favore nel mio interesse mandatemi in manicomio perché evidentemente ho perso il senno».Continua ...
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