Stando al giornale La Rinascita in molti hanno sollevato dei dubbi sulla ricostruzione ufficiale e sull’effettivo coinvolgimento delle Guardie della Rivoluzione islamica (Pasdaran), facendo notare proprio le molte “ingenuità” commesse da un presunto attentatore. Tra queste, la decisione di contattare i narcos messicani, notoriamente infiltrati dall’antidroga e dall’intelligence di Washington, e l’aver pagato il sicario con dei bonifici bancari. “Sembra più una soap opera o la sceneggiatura di un buon film”, ha commentato Jose Reveles, autore di diversi saggi sulle bande di narcos, sottolineando come i cartelli della droga messicani non avrebbero mai organizzato un attacco così diretto al governo Usa – rischiando una dura rappresaglia – perché “andrebbe contro i loro interessi”.
L'infondata accusa ha comunque scatenato una nuova, feroce, offensiva diplomatica della Casa Bianca – con relativo inasprimento delle sanzioni – e causato un vero terremoto nelle relazioni tra Iran e Arabia Saudita. Dopo un’attesa di oltre 24 ore, in cui Riadh aveva mantenuto il silenzio sulla vicenda, l’agenzia ufficiale saudita Spa ha diffuso un comunicato in cui il governo condannava il “peccaminoso e abominevole” complotto iraniano e faceva i complimenti alle autorità statunitensi. “Ogni atto che tentano (gli iraniani ndr) subirà una risposta adatta da parte dell’Arabia Saudita”, ha calcato la mano il ministro degli esteri saudita, principe Saud al Faisal.
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