Roma, 15 dic. (Adnkronos) - Per l'ex ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, che ieri ha presentato alla procura di Roma una memoria difensiva per respingere l'accusa di finanziamento illecito dei partiti, si profila la possibilità che l'ufficio del pm chieda una citazione diretta a giudizio con riferimento alla compravendita della sua abitazione di via del Fagutale. La memoria difensiva è stata presentata nell'imminenza della scadenza del termine concesso dalla procura all'ex ministro per depositare atti a sua giustificazione.
Nella memoria Scajola secondo quanto si è appreso ha ribadito ancora una volta la sua estraneità ai fatti, ma la giustificazione non avrebbe fatto cambiare indirizzo al procuratore aggiunto Alberto Caperna e ai pubblici ministeri Roberto Felici e Ilaria Calò i quali se formuleranno la richiesta di citazione diretta a giudizio dovranno poi ricevere dal tribunale comunicazione circa la data in cui avverrà l'inizio del processo.
Processo che vedrà anche sul banco degli imputati il costruttore Diego Anemone accusato di concorso nel reato contestato a Scajola. L'imprenditore "quale amministratore di fatto delle società Redim 2002 Srl, Amp Srl, Medea Progetti e Consulenze Srl, Tecnolocos Srl e Impresa Costruzioni Srl, corrispondeva a Scajola membro della Camera dei deputati un contributo/finanziamento attraverso l'erogazione dapprima di un milione e 100 mila euro per l'acquisto dell'immobile di via del Fagutale 2 (rogito del 6 luglio 2004), quindi l'ulteriore somma di 100 mila euro mediante la messa a disposizione di servizi consistiti nella ristrutturazione dell'appartamento (lavori effettuati o retribuiti fino al maggio 2006) senza che fosse intervenuta la deliberazione degli organi societari e senza che i contributi medesimi venissero regolarmente iscritti nei bilanci delle società".
Durante l'indagine né Scajola né Anemone hanno accettato l'interrogatorio da parte degli investigatori e ieri l'ex ministro ha fatto presentare dai suoi difensori la memoria per respingere ancora una volta l'accusa di aver commesso atti illeciti. Ma a confermare quanto sostiene l'accusa sono state le ex proprietarie dell'appartamento Beatrice e Barbara Papa. Per quanto riguarda l'accusa i magistrati hanno indagato per stabilire quando avvenne la vendita e i lavori di ristrutturazione. In particolare se la data del rogito avvenne nel 2004 il reato sarebbe già prescritto se invece si conteggia il tempo relativo all'esecuzione dei lavori (maggio 2006) i termini di prescrizione si verificherebbero nel 2013.
"Di quella casa mi voglio assolutamente liberare e mi rimprovero di averla acquistata - ha affermato Scajola ospite di Agorà su Rai Tre - . L'ho messa tra le mie priorità. Quando mi sono dimesso non sono più entrato in quella casa, sono stato 6 mesi in albergo, ma ho continuato a pagare l'affitto e il condominio. Non la vivo, ci dormo solo una o due notti a settimana quando sono a Roma''. Ma ''non mi rimprovero - ha chiarito l'ex ministro - di non essermi dimesso subito, tra l'altro l'inchiesta della Procura di Perugia ha dimostrato la mia estraneità. Mi rimprovero invece - ha aggiunto - delle dichiarazioni fatte subito dopo (''Ho scoperto dai giornali che qualcuno a mia insaputa ha comprato la casa in cui vivo e me le sta pagando, non posso accettare una cosa del genere'', ndr) perché hanno contribuito a fare solo confusione. Mi rimprovero però di non aver seguito, come avrei dovuto fare, l'acquisto della casa. Ma per quella casa nessuno mi ha mai accusato di aver fatto qualcosa di storto. Spero di poter andar via presto e che qualcuno se la prenda''.
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