Accolta la richiesta del legale dell'ex governatore ricattato da 4 militari
di Sara Menafra
ROMA - Sul banco degli imputati e, contemporaneamente, accanto alla pubblica accusa. I ministeri degli Interni e della Difesa, nel processo per il presunto ricatto all’ex presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, avranno entrambi i ruoli. Ieri il gup Stefano Aprile ha accolto l’istanza dell’avvocato dell’ex governatore perché i ministeri siano citati come responsabili civili del comportamento dei quattro carabinieri coinvolti nel ricatto (gli uomini dell’Arma rispondono contemportanemente alla Difesa, in quanto militari, e al Viminale perché inseriti nel Dipartimento della pubblica sicurezza). Visto però che entrambe le amministrazioni pubbliche si sono costituite parte civile sostenendo che la loro immagine è stata danneggiata dal comportamento dei dipendenti, il ruolo sarà duplice. «Quando i carabinieri hanno commesso i reati contestati indossavano la divisa e, quindi, svolgevano la funzione di pubblici ufficiali», ha spiegato il legale di Marrazzo Luca Petrucci nel corso dell’udienza del 10 gennaio, presentando l’istanza.
I carabinieri a giudizio sono in tutto quattro. Tre per il presunto ricatto: il maresciallo Nicola Testini e gli appuntati Luciano Simeone e Carlo Tagliente. Testini deve rispondere anche dell’accusa di omicidio volontario per la morte del pusher Gianguarino Cafasso, l’uomo che aveva fornito la cocaina per il governatore e che in seguito fu trovato morto per una overdose sospetta. Il carabiniere Antonio Tamburrino, invece, è accusato di aver preso in consegna e custodito il video che ritraeva l’incontro tra Marrazzo e la trans Natalì, anche lei imputata nel processo (al secolo Alexander Vidal Silva). A giudizio compaiono anche i pusher Massimo Salustri e Bruno Semprese. I reati per il presunto ricatto che nel 2009 portò alle dimissioni del governatore della regione sono, a vario titolo, associazione per delinquere, omicidio volontario, falso, concussione favoreggiamento e ricettazione.
Il gup ha anche fissato le ultime tappe dell’udienza preliminare. Il 15 febbraio ci sarà la requisitoria del pubblico ministero Rodolfo Sabelli e delle parti civili mentre il 17 parleranno i difensori. Quindi arriverà la decisione anche sul patteggiamento chiesto dal terzo pusher, Emiliano Mercuri.
I carabinieri a giudizio sono in tutto quattro. Tre per il presunto ricatto: il maresciallo Nicola Testini e gli appuntati Luciano Simeone e Carlo Tagliente. Testini deve rispondere anche dell’accusa di omicidio volontario per la morte del pusher Gianguarino Cafasso, l’uomo che aveva fornito la cocaina per il governatore e che in seguito fu trovato morto per una overdose sospetta. Il carabiniere Antonio Tamburrino, invece, è accusato di aver preso in consegna e custodito il video che ritraeva l’incontro tra Marrazzo e la trans Natalì, anche lei imputata nel processo (al secolo Alexander Vidal Silva). A giudizio compaiono anche i pusher Massimo Salustri e Bruno Semprese. I reati per il presunto ricatto che nel 2009 portò alle dimissioni del governatore della regione sono, a vario titolo, associazione per delinquere, omicidio volontario, falso, concussione favoreggiamento e ricettazione.
Il gup ha anche fissato le ultime tappe dell’udienza preliminare. Il 15 febbraio ci sarà la requisitoria del pubblico ministero Rodolfo Sabelli e delle parti civili mentre il 17 parleranno i difensori. Quindi arriverà la decisione anche sul patteggiamento chiesto dal terzo pusher, Emiliano Mercuri.
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