martedì 24 gennaio 2012

Stati Uniti: Onu e Guantanamo, “delusione” per mancata chiusura e impunità


Stati Uniti: Onu e Guantanamo, “delusione” per mancata chiusura e impunità
GINEVRA-“Profonda delusione” per il fatto che il governo degli Stati Uniti d’America non sia ancora riuscito a chiudere la struttura detentiva della baia di Guantanamo è stata espressa dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Navi Pillay. In una nota la Pillay ha espresso delusione per quello che viene definito un “radicato sistema di detenzione arbitraria” e si è detta “disturbata” dal fallimento nel garantire che i responsabili delle gravi violazioni dei diritti umani, compresa la tortura, commessi in quel posto siano chiamati a rispondere dei propri atti. “Sono passati dieci anni da quando il governo americano ha aperto il carcere di Guantanamo, e ne sono passati tre dal 22 gennaio 2009, quando il Presidente Obama ne ha ordinato la chiusura entro dodici mesi. Eppure, l’impianto continua ad esistere e ci sono individui che restano arbitrariamente detenuti – a tempo indeterminato – li dentro in chiara violazione del diritto internazionale ” ha detto l’Alto Commissario. “A peggiorare le cose – prosegue Navi Pillay – il nuovo National Defense Authorization Act, trasformato in legge nel dicembre del 2011, che ora codifica in modo efficace tale detenzione militare a tempo indeterminato senza accusa né processo. Questa legge viola alcuni dei principi fondamentali della giustizia e dei diritti umani, cioè il diritto a un processo equo e il diritto a non essere arbitrariamente detenuti. Nessuno dovrebbe mai essere incarcerato per anni e anni senza essere processato, condannato o rilasciato”. Pur riconoscendo il diritto-dovere degli Stati di proteggere il loro popolo, la Pillay ha ricordato agli Stati Uniti gli obblighi a cui sono chiamati a rispondere sulla base del diritto internazionale e del diritto umanitario internazionale: “bisogna garantire che le persone private della libertà possano contare su una verifica della legalità del loro arresto di fronte a un Tribunale. Dove esistono prove credibili nei confronti dei detenuti di Guantanamo, questi dovrebbero essere accusati e perseguiti. In caso contrario, devono essere rilasciati”. La Pillay ha poi ribadito con forza il dovere per il governo di Washington di indagare le denunce di tortura e maltrattamenti presentate da ex-detenuti o associazioni per la Difesa dei diritti umani e si è detta infastidita dalla mancata concessione del governo di consentire che esperti indipendenti dei diritti umani monitorassero le condizioni di detenzione all’interno di Guantanamo. In conclusione della nota diffusa ieri alla stampa, vengono riportati due articoli (il 2 e il 12) della Convenzione contro la tortura, ratificata dagli Stati Uniti nel 1994. Nell’articolo 2 si afferma: “nessuna circostanza eccezionale, sia uno stato di guerra o una minaccia di guerra, l’instabilità politica interna o qualsiasi altra emergenza pubblica, può essere invocata come giustificazione della tortura”.

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