Verdi e ambientalisti insorgono contro le norme contenute nella bozza che su pressione delle agenzie di rating allentano i vincoli sull'estrazione di gas e petrolio anche in aree di pregio naturalistico: "Paese svenduto alle lobby". La smentita di Clini: "Notizie prive di fondamento"
ROMA - Ambientalisti in rivolta contro il provvedimento "trivella facile" contenuto nella bozza del decreto sulle liberalizzazioni 1 che il governo discuterà domani nel corso del Consiglio dei ministri. "La norma sulle trivellazioni - denuncia il verde Angelo Bonelli - rappresenta una vergogna senza precedenti. Ci auguriamo che il governo smentisca immediatamente le norme che prevedono la libertà di trivellare per la ricerca di petrolio in Italia, perché le bozze degli articoli 20-21e 22 rappresentano la svendita del territorio italiano alle lobby del petrolio che potranno trivellare, con un trucchetto legislativo, anche nelle aree marine protette".
"Nell'articolo 21 inoltre - ricorda ancora il presidente del Sole che ride - viene ridotta la distanza per trivellare da 12 a 5 miglia; all'articolo 22 comma 1 si introduce una norma che prevede che l'attività di prospezione e coltivazioni di idrocarburi sia libera: siamo alla follia e dichiaro l'indignazione dei Verdi per una norma voluta dal ministro dell'Ambiente e dello Sviluppo Economico".
"Con queste norme aberranti - aggiunge Bonelli - avrebbero il via libera attività di trivellazioni nei nostri mari e in Basilicata a partire dalle aree marine protette e aree sensibili dal punto di vista ambientale. Pensiamo alle isole Egadi, a Pantelleria, alle Tremiti, allo stretto di Sicilia: basti pensare che società come la Np, Northern Petroleum, Audax, Eni, Edison, Shell, hanno presentato negli anni scorsi solo nel mare prospiciente la Sicilia richieste per oltre 1.000 kmq".
In campo contro la possibilità che il provvedimento diventi legge anche Legambiente. "La Costa Concordia spiaggiata rischia di immergersi e inondare l'Arcipelago Toscano 2 di carburante. La situazione è grave e il rischio inquinamento è concreto". "Eppure - sostiene l'associazione - nel pieno dell'emergenza, scopriamo che la bozza delle liberalizzazioni proposte dal governo prevede tre articoli mirati a concedere la possibilità di trivellare gas e petrolio in aree preziosissime del nostro Paese con un limite di distanza ridotto dalle 12 alle 5 miglia dalla costa. 3 Ma non solo: si prevede di aumentare gli investimenti in infrastrutture estrattive; si abbassano drasticamente i limiti per la trivellazione in mare e si liberalizza la ricerca di nuovi giacimenti. Fatto salvo per i limiti ambientali, che però non frenano il disastro in caso di sversamento".
Nella bozza la necessità di introdurre questo alleggerimento ai vincoli è spiegata con il desiderio di "ottenere una buona valutazione da Standard & Poor's e far alzare il rating". Un aspetto, quest'ultimo, contro cui punta l'indice anche la parlamentare radicale Elisabetta Zamparutti. "Il governo - afferma - deve spiegare il costo ambientale delle misure che intende introdurre, a partire dalla riduzione, da 12 a 5 miglia dalla costa, del limite delle attività di ricerca e prospezione di idrocarburi. Non bastano le motivazioni economiche contenute nella relazione, meno che mai il riferimento ai parametri delle Agenzie di rating che considerano l'attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi un elemento di solidità economica". "Questo modo di ragionare - prosegue - è inaccettabile in un mondo e in un Paese in cui il debito ecologico assume dimensioni gravi quanto quelle del debito pubblico". Dura anche la presa di posizione del deputato del Pd Ermete Realacci: "Mi sembra che le agenzie di rating stiano già facendo abbastanza danni. Il via libera alle trivellazioni facili contenuto nelle pieghe del decreto liberalizzazioni è una vera e propria follia. Se poi, come sembra, tale decisione sia stata indotta al fine di alzare la valutazione dell’Italia da parte delle agenzie di rating, la follia raddoppia".
"Nell'articolo 21 inoltre - ricorda ancora il presidente del Sole che ride - viene ridotta la distanza per trivellare da 12 a 5 miglia; all'articolo 22 comma 1 si introduce una norma che prevede che l'attività di prospezione e coltivazioni di idrocarburi sia libera: siamo alla follia e dichiaro l'indignazione dei Verdi per una norma voluta dal ministro dell'Ambiente e dello Sviluppo Economico".
"Con queste norme aberranti - aggiunge Bonelli - avrebbero il via libera attività di trivellazioni nei nostri mari e in Basilicata a partire dalle aree marine protette e aree sensibili dal punto di vista ambientale. Pensiamo alle isole Egadi, a Pantelleria, alle Tremiti, allo stretto di Sicilia: basti pensare che società come la Np, Northern Petroleum, Audax, Eni, Edison, Shell, hanno presentato negli anni scorsi solo nel mare prospiciente la Sicilia richieste per oltre 1.000 kmq".
In campo contro la possibilità che il provvedimento diventi legge anche Legambiente. "La Costa Concordia spiaggiata rischia di immergersi e inondare l'Arcipelago Toscano 2 di carburante. La situazione è grave e il rischio inquinamento è concreto". "Eppure - sostiene l'associazione - nel pieno dell'emergenza, scopriamo che la bozza delle liberalizzazioni proposte dal governo prevede tre articoli mirati a concedere la possibilità di trivellare gas e petrolio in aree preziosissime del nostro Paese con un limite di distanza ridotto dalle 12 alle 5 miglia dalla costa. 3 Ma non solo: si prevede di aumentare gli investimenti in infrastrutture estrattive; si abbassano drasticamente i limiti per la trivellazione in mare e si liberalizza la ricerca di nuovi giacimenti. Fatto salvo per i limiti ambientali, che però non frenano il disastro in caso di sversamento".
Nella bozza la necessità di introdurre questo alleggerimento ai vincoli è spiegata con il desiderio di "ottenere una buona valutazione da Standard & Poor's e far alzare il rating". Un aspetto, quest'ultimo, contro cui punta l'indice anche la parlamentare radicale Elisabetta Zamparutti. "Il governo - afferma - deve spiegare il costo ambientale delle misure che intende introdurre, a partire dalla riduzione, da 12 a 5 miglia dalla costa, del limite delle attività di ricerca e prospezione di idrocarburi. Non bastano le motivazioni economiche contenute nella relazione, meno che mai il riferimento ai parametri delle Agenzie di rating che considerano l'attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi un elemento di solidità economica". "Questo modo di ragionare - prosegue - è inaccettabile in un mondo e in un Paese in cui il debito ecologico assume dimensioni gravi quanto quelle del debito pubblico". Dura anche la presa di posizione del deputato del Pd Ermete Realacci: "Mi sembra che le agenzie di rating stiano già facendo abbastanza danni. Il via libera alle trivellazioni facili contenuto nelle pieghe del decreto liberalizzazioni è una vera e propria follia. Se poi, come sembra, tale decisione sia stata indotta al fine di alzare la valutazione dell’Italia da parte delle agenzie di rating, la follia raddoppia".
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