TEHERAN - Anche l’Unione europea avra' delle difficolta' abbastanza enormi nel rispettare le sanzioni decise dagli Usa contro l’Iran.
Secondo il ministro delle finanze iraniano Shamseddin Hosseini il possibile divieto di importazione del greggio iraniano, che Bruxelles sta valutando – anche per rispondere alle pressioni francesi e britanniche –, dimostra che "i nemici della Repubblica islamica non sono riusciti a incatenare la nazione e ora cercano di incatenare la sua economia". Secondo il ministro iraniano "le sanzioni sono una guerra economica contro di noi". Tuttavia, nonostante l’Ue potrebbe decidere di far entrare in vigore il divieto gia' entro la fine di gennaio, i tempi per la sua applicazione pratica potrebbero essere molto più elastici.
Secondo la stampa occidentale, infatti, Bruxelles sta valutando di annettere al divieto un “periodo di transizione” per completare i contratti gia' in essere e per tenere conto delle difficolta' di alcuni paesi europei, che dipendono in modo massiccio dal greggio iraniano. Per quanto infatti nel suo complesso l’Ue sia solo il secondo mercato di sbocco del petrolio iraniano, con il 18 per cento del totale (la prima e' la Cina, con il 22 per cento), alcuni paesi ne importano quantitativi considerevoli. La prima della lista e' la Grecia, che si affida all’Iran per il 25 per cento dei suoi consumi petroliferi. Al secondo posto, c’e' l’Italia (13 per cento) e al terzo la Spagna (10 per cento). I tre paesi Mediterranei stanno cercando di concordare con gli altri partner europei un “intervallo” di applicazione delle sanzioni che potrebbe estendersi a un anno. Molto di piu' rispetto ai tre mesi che Francia, Germania, Regno Unito e Olanda sembrano disposti a concedere.
L’Italia, in particolare, e' in una posizione complessa – non ultimo per l’impennata dei prezzi della benzina. L’Eni e' da molti anni uno dei principali investitori stranieri in Iran, specialmente nel settore del gas naturale (finora esente da sanzioni), ma anche in quello petrolifero.
Il primo effetto della minaccia di chiudere i mercati europei al greggio iraniano, tuttavia, si e' gia' fatto sentire: i futures (le valutazioni finanziarie sul futuro andamento di un determinato bene) del Brent hanno superato i 113 dollari a barile, con un aumento di 6 dollari da quando il presidente statunitense Barack Obama ha promulgato la legge con le nuove sanzioni.
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