Mariafrancesca Garritano, in arte Marygarret, 33 anni, ha aperto il caso con un libro e con un'intervista al britannico Observer. La Scala: «Ha leso l'immagine del Teatro»
SU FACEBOOK - Per esprimerle solidarietà è stata creata una pagina su Facebook: «Ci appare strano, assurdo e illogico questo provvedimento». E continuano sul social network: «È stata licenziata in pieno tempo di crisi e si ritrova a dover ripensare al proprio futuro etichettata in diversi modi». Quali? «Sicuramente ho ricevuto molti attacchi - risponde Garritano -, come se io volessi farmi pubblicità. Invece, ho rivelato episodi che hanno fatto parte della mia vita e avrei voluto servissero ad altre ragazze, per non farle cadere nell'incubo dell'anoressia o della bulimia».
LA SCALA - Il laconico comunicato della direzione della Scala dice che «il Teatro si è visto costretto a risolvere il rapporto di lavoro con la signorina Maria Francesca Garritano in seguito alle interviste e dichiarazioni pubbliche da lei rilasciate ripetutamente in un ampio arco di tempo; dichiarazioni nelle quali si è concretizzata una lesione dell'immagine del Teatro e della sua Scuola di Ballo, nonché la violazione dei doveri fondamentali che legano un dipendente al suo datore di lavoro, facendo venir meno il necessario rapporto fiduciario che è alla base di tale legame». «Sono amareggiata - si sfoga la ballerina -. Mi ha toccato molto non essere volutamente capita, il mio scopo non era denunciare ma raccontare un'esperienza personale per sensibilizzare il pubblico». E dopo aver ricevuto la lettera che poneva fine al contratto «non ho avuto modo di parlare con la dirigenza del teatro», continua Mariafrancesca. Anche molte colleghe non hanno gradito il quadro «patologico» in cui veniva inserito il corpo di ballo e ben nove di loro (comunica la Scala) sono andate in maternità nel periodo dell'appello.
LA STORIA - Un caffè e due fette biscottate per colazione, per pranzo uno yogurt (magro) e una mela o una banana a cena: sono fiera di me. Spesso sono discorsi da ballerine. Che risuonano con durezza e follia dietro le quinte. La ballerina aveva già scritto cose simili in un libro, «La verità, vi prego, sulla danza» (Italia Press edizioni). Dipingeva uno scenario che ricorda molto quello del film «Black Swan» («Il cigno nero»), con Natalie Portman nei panni della protagonista, problematica e competitiva. Ed è proprio la competizione la loro forza. Non gareggiano soltanto per risultare le migliori sul palco. Spesso fanno a gara anche sul quantitativo di cibo ingerito. Vince chi mangia meno. Le conseguenze? «Quando ero a scuola di danza - rivela - molte ragazze, me compresa, non avevano più le mestruazioni per via delle diete punitive alle quali si sottoponevano. Andavano avanti con un frutto e uno yogurt al giorno, affidandosi all'adrenalina per arrivare alla fine delle prove. Io mi sono abituata a questo disagio come se fosse una condizione normale, ma non lo è». Mariafrancesca mangiava il giusto per ottenere il miglior rendimento possibile dal suo fisico. Ma conviveva anche con tutte le rinunce che la danza pretende: «Mia madre è morta quando avevo 11 anni. A 16 anni sono partita per Milano per inseguire il mio sogno: sono entrata subito nella scuola del Teatro alla Scala e poi nel corpo di ballo». La sua carriera è piena di successi, di premi internazionali ricevuti e di tanti ruoli da protagonista interpretati nel corso degli anni. Come quello di Odette/Odile ne «Il Lago dei cigni», coreografia di Rudolf Nureyev. Progetti futuri? «Per ora seguirò meglio l'associazione «Mi nutro di vita» di cui sono socia onoraria assieme a Michela Marzano, docente di Filosofia all'Università di Parigi. Il nostro scopo è informare e istituire la giornata nazionale del disturbo alimentare».
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