L'attore italo-americano si è spento all'età di 81 anni.
LOS ANGELES
E' morto ieri sera a Manhattan l'attore americano Ben Gazzara, stella di Broadway e di Hollywood, aveva 81 anni.
Lo sguardo liquido e limpido reso possibile dagli occhi azzurri che sapevano diventare di ghiaccio per recitare la parte del "bad guy", il sorriso amaro con un retrogusto costante di malinconia, i movimenti lenti con mani sensibili e dalla gestualità tipicamente mediterranea: tutto questo e molto di più disegnava il personaggio che Gazzara (al secolo Biagio Anthony) si era lentamente disegnato addosso nel corso di una carriera di oltre 60 anni.
Figlio di emigrante siciliano di Canicattì e cresciuto nella violenza urbana di East side di New York, Gazzara viene iscritto di forza dai genitori a scuola e poi all’università di ingegneria nella speranza, tutta da immigrati, che il ragazzo della nuova generazione riscatti il sudore dei padri. Ma Ben è irrequieto, sente il vento di rivolta del dopoguerra (era nato il 28 agosto del 1930) e lascia gli studi per il teatro alla prima occasione utile. Ha fortuna perchè viene ammesso alla compagnia teatrale di Erwin Piscator, due anni dopo all’Actors’ Studio e infine alla grande scuola di Broadway sulle cui assi debutta con una trionfale «Gatta sul tetto che scotta» diretto da Elia Kazan. Imparerà presto la dura legge dello spettacolo, perchè dopo una candidatura ai Tony Awards, si vedrà sostituito dal più celebre Paul Newman nella versione cinematografica. Gazzara punta allora le sue carte sulla tv, debutta nel 1957 nel teleplay di qualità «Un uomo sbagliato», si fa una fama da caratterista al fianco di James Stewart in «Anatomia di un rapimento» di Otto Preminger (1959), comincia a vedere i primi soldi. E butta via tutto per la voglia di ritrovare le sue radici: viaggia a Roma e dopo aver rifiutato per purezza ideologica un ruolo nel «Guerra e pace» di King Vidor che gli sembrava un’operazione troppo commerciale, appare al fianco di Totò e Anna Magnani in «Risate di Gioia» di Mario Monicelli.
Lo sguardo liquido e limpido reso possibile dagli occhi azzurri che sapevano diventare di ghiaccio per recitare la parte del "bad guy", il sorriso amaro con un retrogusto costante di malinconia, i movimenti lenti con mani sensibili e dalla gestualità tipicamente mediterranea: tutto questo e molto di più disegnava il personaggio che Gazzara (al secolo Biagio Anthony) si era lentamente disegnato addosso nel corso di una carriera di oltre 60 anni.
Figlio di emigrante siciliano di Canicattì e cresciuto nella violenza urbana di East side di New York, Gazzara viene iscritto di forza dai genitori a scuola e poi all’università di ingegneria nella speranza, tutta da immigrati, che il ragazzo della nuova generazione riscatti il sudore dei padri. Ma Ben è irrequieto, sente il vento di rivolta del dopoguerra (era nato il 28 agosto del 1930) e lascia gli studi per il teatro alla prima occasione utile. Ha fortuna perchè viene ammesso alla compagnia teatrale di Erwin Piscator, due anni dopo all’Actors’ Studio e infine alla grande scuola di Broadway sulle cui assi debutta con una trionfale «Gatta sul tetto che scotta» diretto da Elia Kazan. Imparerà presto la dura legge dello spettacolo, perchè dopo una candidatura ai Tony Awards, si vedrà sostituito dal più celebre Paul Newman nella versione cinematografica. Gazzara punta allora le sue carte sulla tv, debutta nel 1957 nel teleplay di qualità «Un uomo sbagliato», si fa una fama da caratterista al fianco di James Stewart in «Anatomia di un rapimento» di Otto Preminger (1959), comincia a vedere i primi soldi. E butta via tutto per la voglia di ritrovare le sue radici: viaggia a Roma e dopo aver rifiutato per purezza ideologica un ruolo nel «Guerra e pace» di King Vidor che gli sembrava un’operazione troppo commerciale, appare al fianco di Totò e Anna Magnani in «Risate di Gioia» di Mario Monicelli.
Continua ...
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