L’economista Mario Monti: sono loro a creare prezzi più alti e minore crescita.
Professor Monti, pochi giorni fa la Commissione europea ha rivisto al ribasso la crescita dell’economia italiana. E vi sono scenari anche più pessimistici. Ha la sensazione che l’Italia possa trovarsi presto in una situazione di grave emergenza?«Temo di sì. Una duplice grave emergenza, nella crescita e nella distribuzione. Molti italiani fanno sempre più fatica ad arrivare alla fine del mese perché l’Italia fa sempre più fatica ad essere competitiva nel mondo. La scarsa produttività riduce la quota di mercato di ciò che l’Italia produce e restringe il prodotto totale che essa è in grado di distribuire. E quegli stessi fattori che frenano la produttività – privilegi, rendite, poteri di blocco di cui godono tante categorie – fanno sì che a pagare il conto della mancata crescita e della maggiore inflazione siano soprattutto le poche categorie non protette. Le previsioni della Commissione europea e il nuovo indice dei prezzi dell’Istat offrono nuovi fotogrammi di questo filmato preoccupante».
Nei programmi elettorali si parla però soprattutto di come spartire i tesoretti, di come ridurre le tasse. Qual è la sua impressione?
«L’impressione di essere in Finlandia. Questo mi rallegra e mi preoccupa. Mi rallegra molto notare, nel dibattito tra le parti contrapposte, almeno per ora, tonalità più pacate di quelle cui eravamo abituati. Ma mi preoccupa vedere, da una parte e dall’altra, un atteggiamento piuttosto rassicurante in materia di politica economica, quasi un senso di business as usual . Gli uni e gli altri sono alla ricerca di modi in cui lo Stato possa chiedere di meno e dare di più ai cittadini. Perfetto, se fossimo in Finlandia: un paese, e ce ne sono altri in Europa, ad alta crescita, con un bilancio pubblico in rilevante avanzo, un debito pubblico basso e in rapida diminuzione, un’inflazione sotto controllo malgrado la forte crescita. Un paese ossigenato dalle foreste, non soffocato dai corporativismi. In Italia, senza drammatizzare, un robusto senso dell’emergenza mi parrebbe appropriato».
Promettendo tagli fiscali forse Walter Veltroni e Silvio Berlusconi sentono il peso delle critiche alla Casta, ma lei sembra puntare il dito piuttosto su gran parte della società italiana che giudica chiusa su connivenze e privilegi.
«L’insofferenza dei cittadini per i costi e le inefficienze della politica contiene una carica salutare. E’ positivo che i politici reagiscano, con le parole e, speriamo, con i fatti. Ma presenta anche, secondo me, due rischi insidiosi. Il primo rischio è che i titolari del potere pubblico vengano presi da un sistematico “senso di colpa”, che quasi si scusino per l’esistenza dello Stato e che, per essere eletti, promettano di togliere qualcosa allo Stato per darlo agli elettori. Il secondo rischio è che, all’opposto, la società civile tenda sistematicamente ad autoassolversi, a considerare lo Stato e le tasse come il male principale, a non vedere come un male le tutele corporative in cui ogni categoria si rinchiude a riccio».
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