Cristiano De Eccher e l’inchiesta sulla strage di piazza Fontana: secondo il giudice Salvini, l’oggi senatore del PdL avrebbe custodito il dispositivo che ha consentito lo scoppio della bomba che ha ammazzato diciassette persone nel dicembre del 1969 a Milano
Tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac…Boom.
A causa della loro brevità, le biografie dei parlamentari non sempre rendono giustizia alle loro molteplici attività. A puro titolo di esempio, basta leggere questa dedicata al senatore del Popolo delle Libertà in quota Alleanza Nazionale Cristiano De Eccher. Alla voce “professione” il calepino recita soltanto “insegnante di chimica e scienze naturali”. Eppure il buon De Eccher è stato molto di più, ed è giusto che la storia gliene renda merito. Come l’intensa attività politica dentro Avanguardia Nazionale, “un’organizzazione politica della destra estremista ed eversiva italiana, fondata nel 1960 da Stefano Delle Chiaie e disciolta, legalmente, nel 1976″, di cui è stato responsabile per il Triveneto. Oppure il suo ingresso nell’inchiesta sulla bomba di Piazza Fontana a Milano, che il 12 dicembre 1969 provocò la morte di 17 persone (e il volo da un davanzale della questura di un innocente, Pino Pinelli).
QUEI MERAVIGLIOSI SEVENTIES
Ne parla diffusamente e con dovizia di particolari Gianni Barbacetto nell’ultimo numero di Micromega. Il nome di De Eccher entra in gioco nel 1973, quando i carabinieri gli perquisiscono la casa. Il ragazzone promette bene: alto, biondo, nibelungo, diretto discendente di una nobile famiglia del Sacro Romano Impero, e proprietaria del magnifico castello di Calavino dalle parti di Trento. Ma soprattutto: amicone di Franco Freda, condannato ad anni 15 di reclusione per associazione sovversiva. Le forze dell’ordine trovano il solito florilegio di libercoli, volantini, manifesti e opuscoli; ma anche 78 pile elettriche. Le pile all’epoca facevano parte dell’armamentario del perfetto stragista: servivano a confezionare esplosivi. Gli chiedono che se ne fa, e lui risponde: “mi servono per i miei hobby”. La madre, alla stessa domanda, replica invece che li usano per far giocare i figli di un amico di famiglia, il colonnello Santoro, ufficiale dei carabinieri e superiore di chi sta effettuando la perquisizione. Uno strano riferimento, e ancora più strano è che un documento del Sid (l’allora servizio segreto) che racconta della perquisizione e del particolare delle pile viene inviato in lettura al famigerato generale Gianadelio Maletti.
Continua ...
http://www.giornalettismo.com/archives/3358/piazza-fontana-de-eccher/
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