Sì, la giustizia in Italia è un problema. E risolverlo potrebbe anche farci risparmiare. Ma le idee del Governo, forse provocate dal troppo sole estivo preso nelle spiagge della Sardegna, non sembrano risolvere nessuno dei nodi problematici proposti. Anzi.
Chiunque in Italia abbia mai avuto a che fare con le aule dei tribunali sa benissimo che la più grande distanza che ci separa dai paesi propriamente civilizzati è l’abisso della nostra giustizia. Soprattutto sul lato civile anni per aspettare una qualche sentenza, che poi si fa fatica pure a far eseguire, lasciano il campo ai mille centri di potere, spesso criminali, che, al contrario dello Stato, una risposta la danno, e in tempi brevi. Anche sul versante penale c’è da star poco allegri: il 30 per cento dei detenuti nelle nostre carceri sono in attesa di processo e l’unica soluzione che si è escogitato al riguardo, per non incorrere in ulteriori sanzioni e reprimende da parte dell’UE, è stato l’indulto.
RIFORMARE ORA RIFORMARE TUTTO - Una riforma sarebbe necessaria, anzi indispensabile, e, come autorevoli studi hanno affermato, porterebbe come minimo ad un incremento stabile del PIL pari all’1,2 per cento. Ovvio quindi che al riguardo i membri del governo di centro destra, invece di preparare e presentare un testo di riforma articolato e complessivo, ne parlino in pieno agosto, fra una crociera al largo della Sardegna e una cena a Porto Fino. Ecco quindi prima Berlusconi annuncia in una intervista la prossima riforma della giustizia: separazione delle carriere fra magistrati giudicanti e PM, indirizzo dell’azione penale con abolizione dell’obbligatorietà, criteri meritocratici nella valutazione del lavoro dei magistrati. Nonostante il Cavaliere abbia affermato che si ispirerà alle idee di Falcone, non ascoltando fortunatamente Dell’Utri che avrebbe preferito sicuramente le idee dell’eroe Mangano, rimane il dubbio della boutade estiva mischiata al classico messaggio trasversale ai giudici e al PD.
ABBIAMO SCHERZATO - Non passano infatti due giorni che, fra gli strepiti di nuovo fascismo dell’ANM, l’avvocato principe del Premier, Niccolò Ghedini, già si rimangia buona parte di quanto sopra. No no, i PM non devono dipendere dall’esecutivo, non siamo mica in Gran Bretagna, Francia o gli USA (dove i PM non dipendono dall’esecutivo ma dal Procuratore Distrettuale, carica elettiva, ma sorvoliamo). E il CSM? Ne facciamo due, uno per i giudicanti l’altro per i PM. L’azione penale obbligatoria? Deve restare così come è. E’ un valore che consente di avere certezze. Giusto il tempo di rimanere basiti a ragionare su quanto due CSM possano peggiorare il vizio di corporativismo già oggi presente nell’organismo di autogoverno dei giudici, o iniziare a temere il gioco dei politici a “farsi amico” uno dei due CSM, usando magari qualche legge carica di prebende e ricche pensioni, che spunta un’altra dichiarazione.
Continua ...
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