C'è un made in Italy che si spalanca brecce nei mercati internazionali: quello delle armi.
È infatti un duplice nuoco record e - in una certa parte - per decisione bipartisan visto che fino ad aprile le autorizzazioni sono state rilasciate dal precedente governo. Dal Rapporto del presidente del Consiglio sulle esportazioni di armamenti italiani, che l'esperto Giorgio Beretta analizza sul sito Unimondo, le autorizzazioni all'esportazione di armamenti italiani nel 2008 hanno superato i 3 miliardi di euro con un incremento che sfiora il 29% rispetto al 2007 mentre le consegne effettuate raggiungono gli 1,8 miliardi di euro. A cui vanno aggiunti i quasi 2,7 miliardi di euro di autorizzazioni relative a Programmi Intergovernativi. Secondo il rapporto, il principale destinatario di armamenti italiani risulta la Turchia, che con oltre 1 miliardo di euro si aggiudica da sola una fetta di quasi il 36% delle autorizzazioni. La lista prosegue con al terzo posto l'India, con 173 milioni di euro, un tentativo, da parte del paese asiatico, di pareggiare la maxicommessa dello scorso anno al Pakistan che rese il paese asiatico rivale dell'India il principale cliente della armi italiane nel 2007. Tra i primi dieci acquirenti di armi italiane figurano anche Libia e Algeria. Poi citiamo anche altri nomi, Oman, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Pakistan, Arabia Saudita, Egitto, Israele, insomma paesi di regioni e entità del sud del mondo, in conflitto e in zone di forte tensione e in non pochi casi accusati di crimini di guerra e violazioni dei diritti umani. A confermare questa preoccupazione, il fatto poi che dal rapporto di Berlusconi è sparita in modo inspiegabile la tabella delle banche che forniscono servizi di appoggio al commercio delle armi. Aggiungendo le cosiddette "missioni di pace" alle quali prende parte l'Italia quà e là nel mondo, verrebbe da dire che non c'è il minimo dubbio sul fatto che l'articolo 11 della costituzione italiana viene messo in atto alla perfezione.
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