Focolai di disgelo sul fronte baltico, ghiaccio rovente sul fronte italiano. Mentre il Dry Index mondiale che registra l'andamento dei noli marittimi fa segnare un nuovo recupero a 2.644 punti (il massimo dagli abissi raggiunti nell'ottobre scorso), il fatturato dell'industria italiana macina l'ennesimo record negativo. Il meno 26 per cento di marzo conferma la natura complessa, per alcuni versi inafferrabile di questa recessione. Si è detto e scritto che l'export resta la vera forza del Made in Italy, ed è vero. Ma nell'ultimo dato Istat sugli ordinativi si scopre che il punto dolente, nel primo trimestre, è arrivato proprio dalla domanda estera, in calo quasi del 10 per cento, mentre è rimasta piatta la domanda interna. Dunque anche i nostri eroici esportatori del Quarto Capitalismo soffrono. Gli unici mercati che resistono, per le nostre piccole e medie imprese manifatturiere che lavorano oltre confine, sono quelli che un tempo avremmo definito emergenti: Medio Oriente, Asia, Sudamerica. Il resto è tutto fermo: Europa, Stati Uniti, Giappone. Ora esplode un altro fronte polemico. Il ministro dell'Economia striglia le banche. Non hanno capito lo spirito dei Tremonti Bond. Non fanno abbastanza per sostenere le imprese. Non muovono un passo nella sacrosanta riduzione dei tassi di interesse. Al netto del "dirigismo etico" di qualche sorprendente esortazione ministeriale, nel j'accuse tremontiano c'è del vero. Ma resta da chiedersi se, con una sia pur maggiore disponibilità di credito nel sistema e un sia pur minore costo nella provvista finanziaria, le imprese potrebbero innescare, da sole, la tanto sospirata ripresa.
Continua ...
http://www.repubblica.it/2009/04/rubriche/market-place/20-mag-max/20-mag-max.html
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