Una grossa fetta della popolazione napoletana vive nei quartieri orientali della città, tra degrado e abbandono. E le istituzioni, invece di promuovere iniziative e progetti volti al recupero dell’area, procedono per la costruzione di uno degli inceneritori più grandi d’Europa.
La pressione esercitata da Bertolaso (nel frattempo rinviato a giudizio dalla Procura) sulla Regione Campania è servita a qualcosa: la giunta "capitanata" da Bassolino ha consegnato i terreni al Comune di Napoli e così il Commissario di Governo si prepara a realizzare uno degli impianti d’incenerimento più grande d’Europa. Una capacità di smaltimento di 400000 tons all’anno e un costo che oscilla tra i 230 e i 260 milioni di euro, di cui buona parte provengono dalle casse dello Stato. Se le decine di miliardi di euro di finanziamenti pubblici per l’incenerimento venissero spesi per riorganizzare il decadente sistema scolastico o promuovere i beni culturali abbandonati a sè stessi forse l’Italia sarebbe un Paese migliore, ma che lo diciamo a fare.
Il Comune di Napoli ora possiede finalmente questi lotti di terreno, attualmente occupati da un depuratore malfunzionante in Via De Roberto Domenico, periferia orientale della città, uno di quegli impianti che insieme ad altri colora quotidianamente di giallo il litorale napoletano e ha contribuito a rendere le estati campane impossibili.
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