Una volta c’erano i partiti ed erano i partiti a scendere nel campo di battaglia, denunciando le malefatte degli avversari, sgamandone le intenzioni, difendendo l’operato dei loro rappresentanti nel governo, svolgendo campagne di persuasione o di “assalto” mediatico. I governanti si tenevano fuori dalla mischia, parlavano e scrivevano di ciò che facevano, confutavano le accuse dell’opposizione, valorizzavano i loro progetti e rispondevano nelle aule del Parlamento alle interrogazioni ed alle interpellanze che venivano loro rivolte. Era il Parlamento a fare notizia e non i talk show. E la notizia seguiva il fatto, non lo precedeva.
I Ministri, qualunque fosse la loro appartenenza, avevano toni e gesti rispettosi delle istituzioni. Nei loro discorsi sventolavano la bandiera dei valori e perciò erano criticati da chi prestava poco fiducia alle loro parole: troppa distanza, si diceva, fra le prediche e l’azione. Non è che glie lo suggerisse il medico ai Ministri di inviare messaggi alti – la giustizia, i diritti, le buone pratiche, la tolleranza ecc – ma era, come dire, insito al ruolo. Credevano, e non avevano certo torto, che fosse loro affidato il compito di “educare” i cittadini. C’era chi esagerava, troppa retorica, e chi mostrava una faccia di bronzo davvero insopportabile, perché si sapeva che le sue prediche erano molto lontane dalla realtà.
Continua ...
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